Nome ufficiale:
United Republic of Tanzania
Ordinamento politico:
Repubblica
Governo attuale:
Jakaya Kikwete, presidente eletto dal 21 dic. 2005
Capitale:
Dodoma
Superficie:
945.090 Kmq
Popolazione:
37.000.000 abitanti
Densità:
38,4 ab./Kmq
Crescita demografica annua:
1,99%
Lingua:
Swahili, inglese
Religione:
Cristiana, musulmana
Popolazione urbana:
34,4%
Alfabetizzazione:
77,1% (85,2% maschi, 69,2% femmine)
Mortalità infantile:
8,5%
Aspettativa di vita:
47 anni
Tasso HIV/AIDS:
8,8%
Indice sviluppo umano:
0,407 – 162esimo su 177 stati
Moneta:
Scellino tanzaniano
PIL:
9.800 milioni USD
Ripartizione PIL:
Agricoltura 45%; Industria 16,4%; Terziario 38,6%
Crescita economica (2004):
6,3%
Reddito nazionale lordo per ab.:
290 USD/ab.
Pop. sotto soglia povertà:
36%
Inflazione:
4,4%
Esportazioni:
1.222 milioni USD
Importazioni:
2.193 milioni USD
Principali risorse economiche:
Agricoltura, ferro, turismo
Spese militari:
20,6 milioni USD (0,21% del PIL)
GEOGRAFIA
I circa 945.000 Kmq di superficie, quasi tutti al di sopra dei 1.000 metri di altezza, sono caratterizzati da una grande varietà di tipi di territorio e di corrispondenti zone climatiche, dal tropicale delle coste al temperato degli altipiani.
Al confine con il Kenya si trova il Kilimanjaro (letteralmente “Montagna di Luce”), alto 5.895 metri, di natura vulcanica, è il tetto dell’Africa. Quando, alla fine del XIX secolo, questa parte dell’Africa fu divisa in zone di influenza, il Kilimanjaro spettò al Kenya. Poi la regina Vittoria volle offrirlo in dono al cugino, il kaiser Guglielmo II, e la frontiera fu spostata più a nord, finendo così nel territorio sotto il controllo tedesco, cioè l’attuale Tanzania.
La vegetazione tipica è la savana che si forma come conseguenza dell’alternanza della stagione delle piogge (monsoni) e della stagione secca. La quantità di piogge è piuttosto bassa rispetto alle medie degli altri paesi africani; ricevendo generalmente meno di 1.000 mm annui di pioggia, il minimo indispensabile per la coltivazione del mais. La stagione delle piogge va da dicembre a maggio, anche se in alcune zone le precipitazioni sono concentrate in due picchi stagionali, ottobre/novembre e marzo/aprile. Il paese soffre di siccità periodiche o al contrario di piogge eccessive.
La superficie del paese è solcata dalla Rift Valley, una grande spaccatura che iniziò ad aprirsi circa 20 milioni di anni fa (nel Miocene) e che solca l’intera Africa orientale. Dalla Turchia scende lungo la valle del Giordano, il Mar Rosso, l’Etiopia, fino al Mozambico, con una larghezza che varia dai 2 ai 60 chilometri e con l’intenzione di dividere l’Africa in due parti.
Il 50% dell’intero territorio è occupato da aree protette, generalmente costituite da savana, boschi e foreste. Meno del 10% della superficie è destinato alla coltivazione (anche se il terreno coltivabile è il 46%), mentre il 40% è utilizzato come pascolo. Nelle regioni settentrionali e a sud del lago Vittoria è in atto un intenso processo di deforestazione dovuto alla pressione relativamente alta della popolazione in quest’area.
Le risorse idriche sono imponenti: il lago Victoria a nord (è il maggior bacino acquifero dell’intero continente ed il 3° lago del mondo), il lago Tanganyika ad ovest ed i laghi Rukwa, Eyasi, Manyara e Natron nell’entroterra. Le coste si affacciano sull’oceano indiano e coprono una distanza di 1.430 Km; troneggiate da altissimi alberi di mango e cocco, diversificate e, con buoni approdi, sono fronteggiate da isole, parecchie delle quali coralline. La fauna è ricchissima e fa dell’Africa, in particolare dell’Africa orientale, il più grande zoo naturale del mondo. In Tanzania sono localizzati alcuni dei più importanti parchi naturali dell’intero continente: Serengeti, Ngorongoro, Mikumi, Ruaha, Tarangire, Selous.
STORIA
L’area che attualmente costituisce il territorio tanzaniano deriva dall’unione di Tanganika (la parte continentale dello stato) con l’arcipelago di Zanzibar, che nel 1964 fondarono la Repubblica Unita di Tanzania. Precedentemente l’area era stata colonia tedesca negli anni dal 1880 al 1919, passando successivamente sotto l’amministrazione del Regno Unito.
Ottenuta l’indipendenza la situazione fu presa in mano dal carismatico Julius Nyerere, che applicò una politica di socialismo radicale: l’economia fu nazionalizzata e le classi abbienti furono pesantemente tassate nel tentativo di ridistribuire le ricchezze del paese.
Alla presidenza di Nyerere è seguita l’ascesa al potere di Benjamin Mkapa, ma la situazione politica relativamente stabile è stata turbata dalle correnti indipendentiste provenienti dalle popolazioni di Zanzibar, nonché da ondate di profughi ruandesi in fuga dai combattimenti che infuriavano nel loro paese.
Alla fine del 1996 il governo Mkapa ha rilasciato una dichiarazione ufficiale, appoggiata dalle Nazioni Unite, in cui sosteneva che i profughi ruandesi stavano per lasciare la Tanzania ma, tra episodi estremi di violenze e stupri, migliaia di persone sono tuttora presenti.
Nell’agosto del 1998 alcuni terroristi hanno fatto esplodere una bomba nelle ambasciate statunitensi di Dar es Salaam e di Nairobi, uccidendo più di 250 persone e ferendone oltre 5000.
Queste tensioni non hanno certamente aiutato il paese, già destabilizzato dai perduranti dissapori tra le varie tribù (soprattutto i chagga che vivono nella regione del Kilimanjaro).
Mkapa è stato rieletto presidente nell’ottobre 2000.
Nel maggio 2003 le elezioni furono turbate da scontri tra i sostenitori del CUF (Civil United Front), il principale partito di opposizione, ed il CCM (Chama Cha Mapinduzi), il partito che ha governato il paese sin dall’indipendenza.
Nel marzo 2004 sono esplosi ordigni rudimentali nel corso di manifestazioni non autorizzate di giovani estremisti islamici in contrasto con le posizioni filoccidentali del governo locale, troppo aperto al turismo. Una granata, che non è esplosa, è stata gettata in un ristorante frequentato anche da stranieri. Nel centro di Zanzibar una chiesa cattolica è stata incendiata.
SOCIETA’
La Tanzania è classificata dalla Banca Mondiale fra i 10 paesi più poveri del mondo. E ciò a dispetto dell’enorme dotazione di ricchezze naturali, di una posizione geograficamente favorevole per l’accesso al mercato internazionale, di un ambiente pacifico e politicamente stabile e di uno spiccato senso d’identità nazionale.
Il paese è suddiviso in 25 regioni e le aree di insediamento più fitto e moderno sono quelle di Zanzibar, Pemba e Dar es Salaam, seguite dalle zone del Kilimanjaro e del Lago Vittoria. La capitale ufficiale è Dodoma che si trova al centro geografico del paese, a metà fra l’oceano ed il lago Tanganyika, tra il Kilimanjaro ed il lago Nyassa.
La capitale di fatto è, però, Dar es Salaam (letteralmente, Porto di pace) che conta quasi 2 milioni di abitanti (stime non ufficiali, tuttavia, parlano di 6 milioni). Fondata dal sultano di Zanzibar, è oggi il principale scalo portuale del paese e, grazie all’importantissima Tan-Zam (una ferrovia realizzata con l’assistenza della Cina nel 1975 che unisce la Tanzania allo Zambia) è utilizzato come sbocco commerciale anche dal Congo Orientale.
L’istruzione è obbligatoria fino alla settima classe elementare. L’aspettativa di vita alla nascita è di 45 anni e la mortalità infantile varia da 130 a 190 per mille. Il sistema della giustizia si basa sul Common Law inglese e non è accettata la giurisdizione della Corte Internazionale. La pena di morte è in vigore. Il 51% della popolazione guadagna meno di 1 dollaro al giorno e la maggior parte di questi vive nelle aree rurali. Sono, quindi, prevalentemente le zone rurali quelle in cui la povertà è un fenomeno ancora profondo e diffuso. E di conseguenza, sono le aree rurali ad essere destinatarie della maggior parte degli aiuti internazionali.
ECONOMIA
La Tanzania è tra i paesi più poveri del mondo con un’economia dipendente dall’agricoltura, che rappresenta la metà del PIL, l’85% degli introiti delle esportazioni e l’80% circa della forza lavoro impiegata. A causa della topografia e delle condizioni climatiche, tuttavia, le terre coltivabili sono solamente il 4% del totale. I principali prodotti agricoli sono: caffè, tè, cotone, sisal, piretro (insetticida naturale estratto dal crisantemo), anacardi, tabacco, chiodi di garofano (Zanzibar), mais, grano, tapioca, banane, frutta. L’industria è essenzialmente limitata alla lavorazione dei prodotti agricoli (zucchero, tabacco, birra, legno, fertilizzanti) e di alcuni beni di consumo (scarpe, cemento, prodotti tessili). Il Paese è inoltre ricco di risorse minerarie (oro, gemme e diamanti) e l’industria mineraria fornisce un contributo rilevante al prodotto interno lordo. Anche il settore petrolifero rappresenta un settore importante per l’economia del paese soprattutto per la raffinazione del petrolio. Negli ultimi anni, infine, sono stati scoperti dei giacimenti di gas naturale presso il delta del fiume Rufiji, il cui sfruttamento potrebbe cominciare a breve.
La Banca Mondiale, il Fondo Monetario Internazionale e bilateral donors hanno fornito fondi per risollevare la deteriorata infrastruttura economica della Tanzania.
Recenti riforme del sistema bancario hanno favorito la crescita degli investimenti. Il bilancio dello stato è gravato da un onerosissmo debito pubblico, che limita la possibilità di attuare riforme strutturali.
POLITICA
Dal 1977 al 1992 il Paese è stato retto dal partito unico Chama cha Mapinduzi (Ccm), guidato dal “padre della patria” Julius Nyerere. Il movimento è di ispirazione socialista e nasce dalla fusione dei fronti di liberazione nazionali del Tanganika e di Zanzibar. Nyerere lascia il potere nel 1985. Nell’ottobre del 1995 termina il regime di partito unico con le prime elezioni multi-partitiche. Il Ccm vince le elezioni e il 23 novembre 1995 insedia Benjamin Mkapa alla carica di Presidente della Repubblica (che è anche capo del Governo) dell’Unione; il Presidente viene riconfermato nel 2000. L’opposizione, divisa e instabile, non ha saputo proporsi come alternativa alle elezioni del 1995 e del 2000.
Le elezioni presidenziali dell’Unione previste per l’ottobre 2005, rimandate a dicembre per la morte del candidato vice-presidente del partito Chadema, hanno visto la vittoria del candidato del Ccm Jakaya Kikwete, delfino del presidente Mpaka. Kikwete ha ottenuto l’80 percento delle preferenze, mentre il candidato dell’opposizione più votato è risultato essere Ibrahim Lipumba, del Cuf (Civic United Front), che ha ottenuto l’11,5 percento dei voti. A Zanzibar le elezioni presidenziali di ottobre si sono regolarmente tenute e hanno portato alla riconferma del presidente uscente del Ccm Amani Karume, ma nonostante il semaforo verde dato dagli osservatori internazionali l’opposizione ha contestato i risultati. A séguito della proclamazione dei risultati elettorali nell’isola vi sono stati scontri che hanno portato al ferimento di decine di manifestanti. Scontri ripetuti anche in occasione del voto per l’elezione del presidente dell’Unione a dicembre.
MASS MEDIA
Sebbene nel paese siano in vigore leggi che tutelano la libera circolazione delle informazioni, l’accesso della popolazione alle fonti informative è comunque limitato dalla scarsità di risorse economiche, soprattutto nelle zone rurali nelle quali non arrivano i giornali stampati ed è presente un numero scarso di radio e televisori.
In Tanzania vi è in media una radio ogni 50 abitanti e un televisore ogni 500