Nome ufficiale:
Repubblica dell’Uganda
Ordinamento politico:
Repubblica
Governo attuale:
Apolo Nsibambi
Capitale:
Kampala
Superficie:
236.040 km²
Popolazione:
28.195.754 ab.
Densità:
105 ab./km²
Lingua:
Inglese
Religione:
Cristiana, animista, musulmana
GEOGRAFIA
Il territorio dell’Uganda è caratterizzato dalla presenza di numerosi laghi, fiumi (il più importante dei quali è il Nilo bianco), foreste equatoriali e savane. Nella parte meridionale è attraversato dall’Equatore. La superficie complessiva è pari a 241.038 km², 36.330 dei quali sono acque interne.
Gran parte del paese è situato su un altopiano a circa 1000 m s.l.m. con un clima piuttosto ricco di precipitazioni, solo la parte settentrionale è semiarida. Il punto meno elevato del paese è in corrispondenza del basso corso del Nilo a circa 610 m s.l.m. mentre la vetta più elevata è il Margherita Peak (anche chiamato Mount Stanley, 5.110 m s.l.m.) nella catena del Ruwenzori.
STORIA
Storia pre-coloniale
La più antica etnia insediata sul territorio dell’attuale Uganda è quella Twa (un popolo di pigmei), circa 2000 anni fa nell’area si insediarono popolazioni di Bantu che scacciarono i Twa ma furono a loro volta incalzati da etnie nilotiche proveniente da settentrione e costituite da popolazioni nomadi di allevatori. I conflitti fra le due etnie confinanti proseguirono per molto tempo.
A partire dal XV secolo e prevalentemente nell’area meridionale si formarono dei regni, il più noto è quello di Buganda, altri regni erano quelli di Ankole, Bunyoro e Toro. Le popolazioni nilotiche insediate a settentrione si organizzarono invece in entità di dimensioni inferiori.
Nel XIX secolo gli arabi, attratti dal commercio di avorio e schiavi, formarono una fitta rete di avamposti commerciali sia nell’area dell’Africa orientale sia in quella dei Grandi Laghi, in alcune regioni prese piede la religione islamica mentre in altre rimasero prevalenti le religioni originarie.
Epoca coloniale
Intorno al 1860 gli esploratori britannici John Hanning Speke e James Augustus Grant scoprirono le sorgenti del Nilo, nello stesso periodo iniziò la colonizzazione europea dell’Africa orientale, i primi ad insediarsi nella regione furono missionari cattolici e protestanti che in tempi molto brevi riuscirono a convertire diversi gruppi di popolazione.
L’Uganda, nel 1888, fu posta sotto il controllo della Compagnia britannica dell’Africa Orientale e nel 1894 divenne un protettorato britannico. Lo rimase fino al 1962, anno dell’indipendenza. In epoca coloniale nella parte meridionale del paese venivano coltivati cotone e caffè, per trasportare le merci venne costruita la ferrovia dell’Uganda che congiungenva Mombasa a Kampala transitando da Nairobi.
Durante questo periodo furono poste le basi per la grande divisione del paese, tra le zone a nord e al sud del fiume Nilo. Mentre nella zona meridionale furono favorite le coltivazioni (cotone, cacao, gomma, caffè), le popolazioni settentrionali (acholi e langi) furono perlopiù assorbite nell’esercito.
Gli inizi dell’indipendenza
Negli anni Cinquanta iniziò un processo di democratizzazione del paese, nacquero i partiti politici e il congresso. Il 9 ottobre 1962 il paese divenne indipendente.
Al momento dell’indipendenza nel 1962 la costituzione prevedeva un sistema semi-federale, che concedeva sufficiente spazio alle élite politiche tradizionali. Il delicato equilibrio tra il re del Buganda, primo Presidente del paese, e il suo primo ministro Milton Obote, un lango del nord, durò poco e già nel 1966 Obote prese d’assalto con l’esercito il palazzo presidenziale.
Idi Amin Dada
Idi Amin, capo di stato maggiore dell’esercito di Obote, originario della regione del West Nile, dopo aver assicurato la sua posizione all’interno delle forze armate, le utilizzò per destituire, nel 1971, Obote stesso. Amin temeva il predominio degli acholi e dei langi nell’esercito e ne iniziò la persecuzione, con uccisioni in massa. Espulse inoltre dal paese la numerosa popolazione asiatica. Inoltre operò la nazionalizzazione delle piantagioni e delle compagnie britanniche e, infine, l’invasione della Tanzania.
Nel 1979, in risposta al tentativo di invasione, i carri armati tanzaniani con l’aiuto dei ribelli dell’UNLA (Uganda National Liberation Army o “Esercito di liberazione nazionale dell’Uganda”) presero la capitale Kampala e deposero Amin. In seguito ad elezioni la cui correttezza fu messa in dubbio, tornò al potere Milton Obote, e si aprì una stagione di vendette contro i sostenitori di Amin.
All’inizio degli anni 1980 Yoweri Kaguta Museveni creò il NRA (National Resistance Army o “Esercito di resistenza nazionale”) con base nella regione di Luwero, a nord di Kampala e iniziò la guerriglia, a cui Obote rispose con uccisioni di massa: durante l'”Operazione Bonanza” nel 1983 la Croce Rossa denunciò l’uccisione di 300.000 persone.
Nel gennaio 1985 Obote fu nuovamente destituito dal generale acholi Tito Okello Lurwa dell’UNLA, che inizialmente acconsentì a negoziare la pace con il NRA di Museveni. I negoziati durarono poco e nel gennaio 1986 il NRA prese Kampala, mentre le forze dell’UNLA si riorganizzarono in Sudan e nel nord del paese come UPDA (Uganda People’s Democratic Army o “Esercito democratico del popolo dell’Uganda”). Nel 1987 venne sconfitto anche l’HSM (Holy Spirit Mobile Force o “Forza mobile dello Spirito Santo”) di Alice Auma Lakwena, detta “la strega del nord”, che si diceva messaggera di Dio e affermava di avere poteri sovrannaturali. Dopo la sconfitta riparò in Kenya.
Musuveni esercitò una repressione ferrea nei confronti dell’UPDA e dell’HSM. Il 3 giugno 1988 il comandante dell’NRA, il maggiore Salim Saleh, firmò un accordo di pace con i comandanti dell’UPDA, offrendo un’amnistia a tutti i ribelli che avessero accettato la smobilitazione. La maggior parte dei combattenti accettò l’amnistia e l’UPDA cessò di esistere.
L’LRA
Verso la fine del 1987 Joseph Kony, un presunto cugino di Alice, che ugualmente si dichiarava dotato di poteri soprannaturali, fondò il proprio movimento, chiamato inizialmente Lord’s Salvation Army (“Esercito di liberazione del Signore”), poi United Salvation Christian Army (“Esercito cristiano di salvezza unito”) e infine, dal 1994, LRA o Lord’s Resistance Army (“Esercito di Resistenza del Signore”), con l’obiettivo di prendere il potere e governare secondo i dieci comandamenti (introducendo anche alcuni elementi dell’islam). Gli attacchi dell’LRA si diressero anche contro le popolazioni civili, specialmente della stessa etnia di Kony, gli Acholi; l’esercito ribelle perse perciò rapidamente l’appoggio popolare di cui aveva goduto l’HSM e fu costretto a procedere mediante arruolamenti forzati e rapimento di bambini. Dalle testimonianze di giovani fuggiti dall’LRA si parla di numerose atrocità, stupri, uccisioni e mutilazioni compiute verso i bambini sequestrati e verso i villaggi attaccati.
Il presidente Yoweri Kaguta Museveni venne rieletto nel 1996 e nel 2001, ma nelle province settentrionali continua la guerriglia dell’LRA, appoggiata dal Sudan. Grazie ai nuovi armamenti l’LRA ha esteso la propria sfera di azione creando gravi problemi umanitari.
Nelle elezioni presidenziali del febbraio 2006 Museveni è stato confermato per la terza volta nella carica. Queste sono state le prime elezioni aperte a più partiti, da 26 anni. L’opposizione, guidata da Kizza Besigye (in passato imprigionato e poi scarcerato per ordine di Museveni) non ha ottenuto la vittoria ed ha sollevato numerose proteste per irregolarità nel voto.
POLITICA
Il Presidente dell’Uganda, (posizione attualmente ricoperta da Yoweri Museveni) è sia il capo dello stato sia il capo del governo. Al presidente spetta la nomina del Primo ministro che affianca il presidente nell’attività politica. L’attuale primo ministro è Apolo Nsibambi.
Il parlamento è costituito dall’Assemblea nazionale (National Assembly) composta da 303 parlamentari 86 dei quali sono nominati da vari gruppi di interesse che includono associazioni femminili e l’esercito. I rimanenti parlamentari sono eletti tramite elezioni e restano in carica cinque anni.
Nel 1986, in un tentativo di ridurre la conflittualità e le violenze fra le diverse fazioni, furono introdotte restrizioni all’attività dei partiti politici, Museveni introdusse un sistema democratico non fondato sui partiti che, pur continuando ad esistere, non potevano più partecipare alle campagne elettorali né presentare direttamente dei candidati. Un referendum costituzionale del 2005 ha modificato questa situazione.
Il Paese appartiene dal 1986 all’Autorità intergovernativa per lo sviluppo, organizzazione politico-commerciale formata dai paesi del Corno d’Africa.
Le elezioni presidenziali del febbraio 2006 videro tra i candidati Kizza Besigye, attualmente in esilio. Vincitore delle elezioni fu dichiarato Museveni.
ECONOMIA
L’Uganda può disporre di abbonanti risorse naturali, terreni fertili, piogge regolari e discreti depositi di materie prime (rame e cobalto).
L’agricoltura è il settore più importante dell’economia, ed occupa circa l’80% della forza lavoro, con il caffè come principale voce di vendita all’ingrosso. Dal 1986 il governo, con il sostegno di paesi stranieri e di agenzie internazionali, ha iniziato a lavorare al recupero di un’economia decimata dal regime dell’ex presidente Idi Amin e dalle guerre civili che ne sono seguite. Sono state avviate misure di recupero, come una riforma della valuta, l’aumento dei prezzi al produttore sulle esportazioni, l’aumento del prezzo dei prodotti legati al petrolio, e il miglioramento dei salari nei servizi pubblici. La svolta politica punta principalmente al controllo dell’inflazione, all’aumento delle produzioni, ed ad un miglioramento di bilancio.
Fra il 1990 e il 2001, l’economia ugandese ha potuto vantare buone prestazioni basate su continui investimenti nelle infrastrutture, sull’aumento degli incentivi per la produzione e le esportazioni, sulla riduzione dell’inflazione, sul miglioramento graduale della sicurezza interna, e sul ritorno di imprese esiliate. Il continuo coinvolgimento dell’Uganda nella guerra nella Repubblica Democratica del Congo, la corruzione interna al governo, ed il declino nella determinazione del governo nelle riforme pongono però una seria ipoteca sul futuro della nazione.