Sebbene dal conseguimento dell’indipendenza, nel 1963, abbia sperimentato una delle più rapide crescite economiche verificatesi tra i paesi africani, il galoppante incremento demografico (che non accenna a diminuire, ma tende anzi ad aumentare), con la conseguente crescente domanda di posti di lavoro, di terra e di servizi sociali, ha finito per mettere in crisi l’economia del giovane Stato.
L’indice di disoccupazione si aggira ormai intorno al 50%, la crescita annua del Prodotto Interno Lordo (PIL) ha subito un forte rallentamento rispetto agli anni Settanta e il prodotto nazionale lordo pro capite, incapace di tenere il passo con l’incremento demografico, è in continua diminuzione.
L’AIDS È STATO PROCLAMATO CALAMITÀ NAZIONALE IN KENYA NEL 1999. SECONDO LE CIFRE UFFICIALI, CIRCA 2,5 MILIONI DEI 28 MILIONI DI KENIANI SONO SIEROPOSITIVI (250.000 CON AIDS CONCLAMATO); GIÀ 1,5 MILIONI DI PERSONE SONO MORTE, LA MALATTIA UCCIDE MEDIAMENTE TRA LE 700 E LE 1000 PERSONE AL GIORNO.
L’Associazione Papa Giovanni XXIII è presente da otto anni in Kenya, precisamente nella baracopoli di Soweto, situata nella periferia nord-est della capitale del Kenya, Nairobi, nel quartiere di Kahawa West. Vi risiedono circa 7 / 8.000 persone, in prevalenza donne e bambini. Le abitazioni sono baracche costruite, una attaccata all’altra, in lamiera, fango, legno, cartone.
La maggior parte degli abitanti di Soweto sopravvive grazie ad impieghi saltuari nelle vicine piantagioni di caffè, nelle cave di pietre da costruzione, nei cantieri edili, o lavorando nei campi (quasi mai di loro proprietà); talvolta le persone si ingegnano nelle più svariate occupazioni che permettano loro di guadagnare qualcosa, per esempio con la produzione, illegale, di bibite alcoliche quali la changaa. Rimane molto rilevante il problema della disoccupazione.
La povertà che caratterizza Soweto degenera spesso in condizioni di estrema miseria che si traduce in difficoltà di provvedere ai bisogni alimentari di base, impossibilità di far fronte alle spese sanitarie o di pagare l’affitto della baracca. Al disagio economico si somma un profondo degrado sociale, ambientale, igienico-sanitario e umano. Si stima che oltre il 50% della popolazione adulta di Soweto sia sieropositiva; molte donne si prostituiscono per riuscire a guadagnare qualcosa, questo favorisce il diffondersi della malattia, oltre a contribuire a creare una situazione in cui la maggioranza dei bambini che frequentano la scuola materna di Soweto proviene da nuclei familiari nei quali manca totalmente la figura paterna. Ulteriore piaga che mina profondamente la comunità di Soweto è l’alto tasso di alcolismo.
Dal punto di vista etnico, la popolazione dello slum appartiene per lo più al gruppo kikuyu, ma sono presenti anche minoranze luo, kamba, e molte altre etnie.
A livello scolastico, la maggioranza della popolazione proviene dalla scuola primaria (otto anni) che ha terminato o abbandonato in itinere; alcuni adulti, però, non hanno mai frequentato la scuola e sono tutt’oggi totalmente analfabete. Da quando è in carica il governo di Kibaki (eletto nel dicembre 2002), la scuola primaria (corrispondente alla scuola elementare e media, in Italia) è gratuita e accessibile anche alle classi sociali più povere.
In generale, la popolazione del Kenya è molto giovane. La speranza di vita è di poco superiore ai cinquant’anni (negli ultimi anni si sta abbassando, a causa dell’AIDS) e si stima che circa il 51% della popolazione abbia meno di 18 anni.