Il Conflitto: La tragedia di un popolo.
Il Nord Uganda è martoriato da un conflitto civile che va avanti dal 1986 e che vede contrapposti il Governo ugandese ai ribelli del Lord Resistance Army (LRA), comandato da, Joseph Kony, che dice di essere mandato da Dio per imporre in Uganda un sistema basato sui Dieci Comandamenti e per scacciare l’attuale Presidente Museveni (recentemente rieletto per la terza volta).
Il conflitto ha costretto la popolazione del Nord Uganda a vivere in campi per sfollati. In quasi vent’anni 100 mila persone sono morte, 25 mila bambini sono stati rapiti per combattere, un milione e mezzo di persone sono state costrette a lasciare le loro case e a vivere in accampamenti per rifugiati. Ogni sera 40 mila bambini migravano in cerca di rifugio dai loro villaggi verso le città: essi sono chiamati night commuters. Negli ultimi sei mesi gli attacchi dell’LRA sono stati sporadici e sembra si sia avviato un processo di normalizzazione grazie agli accordi di pace tra governo ed LRA, con la conseguente diminuzione delle migrazioni notturne dei night commuters. Ogni sera qualche migliaio di bambini trovano ancora rifugio in città, non tanto per ragioni di sicurezza, ma per assicurarsi del cibo e per trovare protezione dalle violenze domestiche.
IL 95% della popolazione Acholi, circa un milione e mezzo di persone, continua a vivere nei campi per sfollati. Le persone vi languono, dovendo vivere coltivando quando possibile i propri campi, distanti vari chilometri e rispettando gli orari di rientro per ragioni di sicurezza. Nei campi sfollati i pozzi sono carenti , la situazione igienica è precaria.
Sono aumentati i suicidi, le morti per AIDS e per violenze di varia natura.
A dispetto delle dichiarazioni governative di maggior sicurezza e del miglioramento generale della situazione,dal mese di agosto 2006 è in vigore un cessate il fuoco, ma questo non sta favorendo il rientro sistematico nei villaggi d’origine.
Nel mese di settembre è iniziato il processo di “ decongestione” , o “ libero movimento”, cioè il rientro della gente in prossimità delle terre da coltivare o nei loro villaggi originali, che ha visto coinvolto anche il distretto di Gulu, dove i volontari hanno concentrato la loro attenzione sullo spostamento e accompagnamento della popolazione verso tali aree.
Questo movimento ha visto centinaia di persone costrette ad affrontare il lavoro di ricostruzione o riparazione delle abitazioni in luoghi lontani molti km dai campi sfollati, spesso senza fonti d’acqua nelle vicinanze, con attrezzi inefficienti ed inefficaci.
Destinatari:
I volontari vivono nel campo profughi di Minakulu (5000 persone), ma lavorano in un raggio d’azione di circa 30 Km, coinvolgendo quindi diversi campi profughi e di decongestione (Lelaobaro, Tekulu, Wikwoyo, Bobi, Palenga, Otara), per un totale di circa 45000 persone.
Nel processo di decongestione una delle richieste principali è stata la riparazione di alcuni pozzi non funzionanti da anni, ma che, trovandosi vicino alle zone di origine, risultano indispensabili per il lavoro nei campi, evitando così alla gente di trasportare per km la riserva di acqua a loro necessaria durante la giornata di lavoro.
Sono anche stati acquistati degli attrezzi (zappe, machete, asce, falcetti) per facilitare la pulizia e preparazione dei luoghi in cui si dovranno ricostruire le capanne.
La presenza dell’Operazione Colomba è svolta con semplicità, fatta di piccole azioni ed aiuti, attraverso la vicinanza alle persone più deboli, sostenendo gli anziani maggiormente bisognosi con del cibo o contribuendo alle spese mediche e di trasporto verso l’ospedale distante decine di Km.
I volontari operano nella realizzazione diretta di interventi umanitari di particolare urgenza che si presentano nelle attività di monitoraggio e con la collaborazione ed il coinvolgimento della comunità locale per una risoluzione comune dei bisogni.