Dal tempo dell’indipendenza, ottenuta nel 1964, lo Zambia è diventato uno dei paesi più poveri della regione. Secondo la Banca Mondiale, l’80% delle famiglie zambiane vive al di sotto della soglia di povertà, non ha cioè un reddito sufficiente a soddisfare le necessità quotidiane di base.
Al tempo dell’indipendenza dal dominio Britannico, ottenuta nel 1964, il reddito derivante dalle miniere di rame, sembrava promettere al paese un futuro di prosperità. Ma la troppa fiducia nella vendita del rame, che rappresenta l’80/90 % delle esportazioni dello Zambia, ha dimostrato di essere il punto debole dell’economia nazionale.
Il declino economico inizia negli anni ’70, con la caduta del prezzo del rame e l’incremento del prezzo del petrolio. Il governo comincia ad indebitarsi pesantemente con le banche e le istituzioni internazionali, ma il mantenimento di questi debiti ha un impatto devastante sull’economia del paese e lo standard di vita della popolazione.
Negli ultimi anni lo Zambia ha dimostrato di avere ottimi potenziali di sviluppo che, al presente, non sono realizzati in modo soddisfacente. Lo Zambia continua ad essere libero da conflitti armati, pur essendo circondato su tre lati da paesi in stato di guerra; guerra dichiarata (Congo e Angola) o in grave conflitto interno (Zimbabwe). Il processo di democratizzazione dello Zambia conosce alti e bassi ma, perlomeno, esiste un vivace dibattito, e i media godono di una sufficiente libertà di espressione. Il paese ha grandi risorse naturali, buona terra adatta all’agricoltura e risorse d’acqua abbondanti. Se le politiche agricole fossero potenziate, il paese avrebbe il potenziale sufficiente per soddisfare completamente il bisogno interno e anche per esportare.
Tutte queste potenzialità sono però soffocate da un pesante debito estero: dividendo la cifra del debito per il numero di cittadini, scopriamo che ogni Zambiano – uomo, donna e bambino – deve pagare 600 Euro di debito, mentre il sue reddito medio è di 300 Euro all’anno. È per questo motivo che la Chiesa Cattolica e molte associazioni si battono perché il debito estero venga cancellato: è l’unica soluzione equa e possibile per non soffocare l’economia, già in difficoltà, di questo Paese.
Nonostante le sue grandi risorse naturali e socio-politiche, lo Zambia è una delle nazioni più povere al mondo, occupa il 153° posto in una classifica di 174 nazioni nel Rapporto sullo Sviluppo Umano 2000 (UNDP) delle Nazioni Unite.
La Banca Mondiale stima che l’82% degli zambiani vive al di sotto del livello di disponibilità di un dollaro al giorno (1 euro circa al giorno).
La speranza di vita è attorno ai 37 anni (era 42 ai tempi dell’indipendenza nel 1964, era 54 negli anni 80). L’Organizzazione Mondiale della Sanità stima che la speranza di vita della generazione nata nel 2000 sarà di 30,3 anni: la quarta più bassa al mondo. Malaria, malnutrizione e AIDS sono le principali cause di questo crollo.
La mortalità nei primi 5 anni di vita è di 202 su 1000 (ogni 5 bambini nati, 2 muoiono prima di compiere 5 anni), la 12° più alta su 194 paesi.
Non vanno a scuola un terzo dei ragazzi in età scolare primaria (7-13 anni); lo stesso vale per i tre quarti della fascia scolare secondaria (13-18). In questo contesto le ragazze sono in condizioni di svantaggio: se una famiglia ha limitate risorse economiche, preferirà dare la possibilità di studiare ad un figlio maschio.
Più di 600.000 ragazzi sono orfani di ambedue i genitori; alcune stime dicono che nei prossimi anni questo numero salirà a un milione e seicentomila. Lo Zambia è il paese al mondo con il più alto tasso di orfani.
Più del 20% della popolazione adulta è sieropositiva.
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