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Testimonianza di Antonella

ANTONELLA CI RACCONTA LE SUE EMOZIONI PRIMA DELLA PARTENZA

Piego e ripiego una manciata di vestiti in valigia, sistemo e risistemo un pò di libri nello zaino, accartoccio fogli, appunti, raccolgo matite e vagando in giro per casa perdo i pezzi e mi perdo a cercare pensieri. I giorni passano prima della partenza, son praticamente finiti, e si intervallano serate a cui non ti andrebbe ma alle quali devi esserci, piene di saluti, di amici e non amici, di brindisi e paste asciutte, di indirizzi e commozione; serate in cui sogneresti di startene a casa in poca compagnia, senza spiegare nulla, senza parlare; serate che è bello esserci perché si parla anche degli altri, di tutti, come si è fatto di solito, senza sentirti gli occhi addosso di tutti quelli che forse ti reputerebbero”strana” perché lasci tutto e vai in africa…

In realtà non lascio nulla, porto tutto con me, tutta la mia vita finora: tutte le notti dell’adolescenza a guardare le stelle sotto il cielo del mio piccolo paese pugliese, le solite notti tra i soliti amici alla solita panchina, ma sentirsi insoliti perché alla ricerca di un luogo dove sentirsi liberi di esprimersi;

tutte quelle notti scanzonate passate tra i libri e tra testi teatrali sotto la luna di una Forli deserta,ma già mossa da un vento di libertà,

e tutte quelle qui a Bologna nella curiosità di andare oltre se stessi per capire chi vive e come al di là del mio intorno, vedere cosa c’è dietro un libro, dietro la storia, cosa spinge le persone a comportarsi e a rapportarsi in maniera così individualista, attaccarsi alla maschera di un’appartenenza culturale per cercare di definire dove comincia e finisce la proprietà di ogni cosa e far finta di non riconoscersi tutti e indistintamente esseri umani…e poi ci son le notti più illuminate che io abbia mai visto, quelle introdotte da un sole che va a dormire alle 6, rifugiandosi nelle tasche della signora Montagna, e che da spazio alla luna più grande e candida che mai, quella che da la buonanotte a tutto il continente nero…

e allora eccomi che mi ritrovo a partire, raggiungere l’Africa, per portare una me stessa che spera di essere accettata tra chi vive un quotidiano non sempre facile, di poter collaborare affinché si possa arrivare a fine giornata con sorriso di quiete, di rilassatezza, con la sensazione di essere più forti per affrontare la prossima alba, e io che resto abbagliata da un disarmante senso di i comunità noi qui dal nostro mondo abbiamo totalmente dimenticato.

Un abbraccio Anto

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