Report dal Nord Uganda – Aprile 2007
Situazione attuale:
Alla riapertura delle trattative l’auspicata firma di un trattato di pace, che sembrava essere vicina, non ha trovato in questo mese riscontro. Nonostante quindi le trattative proseguano, non si hanno notizie chiare sulle modalità o sul reale impegno ad ottenere in tempi brevi dei risultati positivi. Addirittura sul Daily Monitor, datato 19 aprile, si legge che si è preventivata una spesa di 7 milioni di dollari fino a dicembre per il mantenimento di tutte le delegazioni “impegnate” nelle trattative a Juba. Questo non fa certo pensare ad una soluzione vicina. Fino ad ora le trattative sono costate 3,2 milioni di dollari, considerando che gli “alloggi – container” utilizzati dalle delegazioni hanno il modico costo giornaliero che varia dai 215 $ ai 265 $ a persona. Mentre un doppio letto in una tenda costa 120 $ a notte…
Attività dei volontari:
Anche nel mese di aprile le volontarie hanno continuato nell’accompagnamento di circa 20 malati all’ospedale. Purtroppo in questo mese i viaggi in città sono stati ridotti e tutti gli spostamenti calcolati a Chilometro a causa di una crisi del rifornimento di petrolio che ha coinvolto tutto il Paese. Già nei mesi scorsi era accaduto di non riuscire a trovare diesel ai distributori, ma in questi ultimi 15 giorni, per noi che abitiamo a 30 Km dalla città, è praticamente diventato impossibile fare il pieno. Al momento siamo riuscite a procurarci il diesel, 20 litri per volta, dalle strutture comboniane e della procura. Il costo per litro è quindi passato da circa 0,88 euro a 1,10 euro. Di conseguenza anche i mezzi di trasporto hanno aumentato le loro tariffe e diminuito il numero delle corse.
Di giorno in giorno sempre più persone stanno lasciando i campi sfollati per raggiungere i villaggi d’origine. Proprio in queste settimane le volontarie hanno seguito tali spostamenti in tre diversi siti (Atiang, Patek e Obalowat) a testimonianza che il tanto auspicato “libero movimento”, non verso i campi di decongestione ma verso le terre d’origine, si sta realizzando a sud del distretto di Gulu. In genere il monitoraggio di tali aree avviene in seguito alla segnalazione dei catechisti di Minakulu che informano le volontarie della Colomba sulle necessità di questa gente. A seconda quindi del bisogno, le volontarie intervengono sostenendo le famiglie nello spostamento con la distribuzione di oggetti quali: zappe, asce, taniche, ecc., con la riparazione dei pozzi, con il trasporto della paglia per i tetti delle capanne e nella ricostruzione delle capanne per gli anziani soli.
Il rientro degli anziani diviene un peso per la famiglia, soprattutto per coloro che non sono più in grado di lavorare nei campi e quindi dipendono dai parenti. Il rientro nel villaggio è psicologicamente un passo molto importante e si possono facilmente vedere egli effetti positivi sulla vita di coloro che rientrano, siano essi bambini o adulti. Padre Carlos ha raccontato di come i bambini che lui ha incontrato esprimano la loro felicità nello scoprire la vita nel villaggio dove si sentono liberi di andare a caccia di uccelli e di raccogliere tutti i frutti che desiderano. In linea generale il rientro nei villaggi originali non è attualmente supportato dalle ONG, se non in alcuni casi con degli aiuti alle scuole. Queste però non sono di fatto attivate in ogni nuovo sito e talvolta nemmeno nei campi di decongestione (vedasi Lelaobaro), dove la gente si è spostata già da sei mesi.
Sono proseguite anche le attività con il gruppo giovani di Minakulu. Sabato 14 aprile è venuta a Minakulu Ilona, una ragazza che lavora per l’AVSI di Gulu, la quale ha incontrato i giovani e ha portato loro del materiale: libri per fare attività con i bambini sull’HIV, giochi sull’HIV, giochi di gruppo e materiale utile per fare sensibilizzazione sull’HIV e sulla Tubercolosi. Il 27 aprile dovrebbero ritornare a Minakulu per 3 giorni i due giovani di Kampala venuti lo scorso mese per incontrare i ragazzi del campo. Julius e Vincent ritorneranno con alcuni amici.