Dalla baraccopoli di Soweto – Nairobi in KENYA ci scrive Andrè Volon, responsabile del Progetto Rainbow.
Nairobi (Kenya)- Baraccopoli di Soweto, 15 Giugno
Cari amici, la vita a Baba Yetu (Padre Nostro), la baracca dove risiedo, è sempre piena di imprevisti, ma anche ricca di emozioni… Per dirvene qualcuna, in questa settimana ci stiamo prendendo carico di due bimbi perché la madre è in ospedale per la malaria. Ieri è venuta a medicarsi una signora che era stata bastonata in testa per una lite familiare. I due asili nido sono portati avanti bene dalle maestre del luogo. I ragazzi di strada, oltre che andare a scuola, nel pomeriggio coltivano un campo e frequentano un corso di disegno. Tutti aspettano l’apertura del nuovo Centro Sociale costruito con i vostri aiuti. Sarà un grande evento per tutta la gente di Soweto. Il nostro applauso e i nostri canti di gioia riconoscente arriveranno fino alle vostre case. Venite a Soweto, per vedere e per capire l’ingiustizia del mondo. Un forte abbraccio. Andrè Volon
Responsabile Andrè Volon P.O. BOX 655588
Kahawa West Nairobi – Kenya
sowetokenya@hotmail.com
Relazione del 2003
Prima di tutto a nome di tutti gli operatori Rainbow e di tutta la comunità qui a Soweto vorrei ringraziarvi per il grosso aiuto che ci fornite grazie a cui possiamo portare avanti e sempre più migliorare i nostri progetti nell’ambito degli street kids (ragazzi di strada) e dei bambini. Sarete probabilmente già a conoscenza della difficile e precaria situazione in cui vivono le famiglie che abitano nello slam di Soweto, più precarie ancora sono le condizioni in cui sono costretti a “esistere” ( non mi sento infatti di usare il termine vivere) gli street kids. Questo problema sempre più presente, non solo in Kenya ma anche negli altri paesi sotto sviluppati, e sempre meno preso in considerazione dalle autorità locali, nonchè dalla maggioranza della popolazione, ha radici molto profonde da ricercarsi, il che è abbastanza evidente, nella povertà in cui le famiglie sono costrette a vivere. La mancanza di cibo, infatti, è una costante riscontrabile nella maggioranza delle storie relative agli street kids: da ciò dipende l’approdo alla vita di strada, poichè i bambini sono costretti a cercare tra le strade della città quel cibo che non possono trovare nelle loro case e per lo stesso motivo abbandonano la scuola. Alcuni di loro tornano poi la notte nelle famiglie, ma per molti la strada diviene una vera e propria casa in cui non solo sono costretti a passare l’intera giornata, elemosinando per sostenersi, ma addirittura anche la notte. La situazione, inoltre è peggiorata dalle continue violenze verbali e fisiche a cui sono sottoposti dalla popolazione e dalla polizia: non è raro il caso di bambini maltrattati e portati nelle cosiddette “case di riabilitazione” che della funzione a cui dovrebbero essere preposte non hanno proprio nulla. Quando si parla di street kids vengono subito in mente ragazzi maschi, in realtà molti sono ancora dei bambini e bambine, per quest’ultime la vita in strada è ancora più difficile per le violenze sessuali che subiscono. A tutto questo si aggiunge l’uso di droghe, fra cui soprattutto la colla che sniffano, che provocano danni fisici e celebrali non marginali e la mancanza di qualsiasi speranza per il futuro, molti di loro nascono, vivono e muoiono sulla strada.
Ma forse è meglio concentrarci sui nostri progetti. Ormai già da 4 mesi 5 ragazzi di età superiore ai 16 anni vivono in una nostra struttura seguiti da alcuni operatori Rainbow e volontari italiani: qui è loro garantito il cibo ogni giorno e un tetto sotto cui dormire, nonchè un nuovo stile di vita non basato sulla violenza ma sull’ amicizia ,l’aiuto fraterno e la responsabilità. A loro e ad altri 4 ragazzi,che vivono con le famiglie, inoltre, è stata data la possibilità di frequentare corsi di meccanica e di carpenteria con la speranza e l’intenzione di permettergli di iniziare un’attività lavorativa che possa renderli effettivamente indipendenti ed autonomi. La maggiore difficoltà che si è riscontrata inizialmente è stata relativa al dialogo, vi era infatti una difficoltà di rapporto, ma ora, nonostante alcuni problemi, la situazione è enormemente migliorata grazie all’impegno e all’amore di tutta la comunità, che hanno portato ad una sempre maggiore fiducia fra questa e gli street kids. Addirittura vi sono stati casi in cu gli stessi ragazzi hanno chiesto ai volontari di accompagnarli a visitare le loro famiglie o strutture per street kids attraverso cui erano passati prima di approdare da noi, giornate passate a giocare a pallone o a recarsi in città e in parchi insieme anche ad alcuni bambini di Soweto, tutti eventi che contribuiscono a sottolineare il buon operato della comunità. Si era anche ipotizzato di riportarli in famiglia, così si era attuato un incontro fra queste ultime e i ragazzi, ma si è compreso come ciò sia di difficile soluzione data la l’età dei nostri street kids, secondo la cultura locale, infatti, ad un ragazzo ormai adulto non è permesso di dormire nella stessa stanza dei genitori, quindi si è scelta un’altra strada: al termine del corso si provvederà a costruirgli una piccola casa. Accanto a questo progetto se n’è iniziato un altro rivolto a tutti gli street kids che vivono nella vicina Kahawa West che prevede la distribuzione di cibo tre volte alla settimana oltre che la possibilità di lavarsi. Il desiderio degli operatori è che questo sia un inizio per instaurare un rapporto teso a intensificare l’aiuto fornito a questi ragazzi. In questo senso vi sono state risposte incoraggianti, anche se possono sembrare piccole cose: gli street kids iniziano infatti a riconoscerci come amici effettivamente interessati a loro, tant’è che ci sono state richieste di aiuto per poter frequentare la scuola e per andare insieme a fare partite di calcio, e per tutto questo dobbiamo ringraziare anche i nostri 9 ragazzi di strada che ci aiutano e supportano. Ora si sta anche pensando di iniziare a conoscere le famiglie degli street kids che vengono a mangiare da noi così da poter far incontrare i ragazzi con i genitori e permettergli di ritornare a vivere a casa, se necessario con un’ aiuto a livello alimentare dalla comunità .Purtroppo ciò risulta un pò difficile per il fatto che le storie raccontateci dagli street kids non sempre sono complete e veritiere, comunque rimaniamo fiduciosi. Vorrei concludere ringraziandovi nuovamente per l’ aiuto che ci date per il funzionamento deiCentri Nutrizionali, dell’Asilo Nido e del Centro Socio Sanitario, promettendovi che continueremo a fare del nostro meglio per rendere sempre più efficenti i nostri progetti, con l’idea che alla base di tutto c’è e ci sarà sempre l’amore di Nostro Signore a guidare ogni nostra azione e a darci forza nei momenti difficili.
Andrè Volon
Nairobi, Maggio 2003