La tragedia dei migranti eritrei si è consumata nella totale indifferenza della comunità internazionale, prima e dopo i disastrosi eventi: basti vedere i cadaveri non ripescati, il disprezzo totale della vita nel gioco al rimbalzo delle responsabilità tra i governi d’Italia, Malta e Libia che negano ogni responsabilità su quanto accaduto. La legge del mare stabilisce che chi si trova in difficoltà venga soccorso, i comandanti e i loro equipaggi sono tutti colpevoli di omissione di assistenza e soccorso in mare. Una legge, questa, comunque valida in tutti i Paesi.
“Questa tragedia- commenta Italo Nannini, presidente dell’associazione fanese L’Africa Chiama-
Richiama un’altra tragedia: quella dell’Eritrea, dove i diritti umani sono calpestati da un violento dittatore. Prigionieri in casa loro, gli eritrei vivono in uno Stato- prigione. Il dissenso interno non esiste, sono prigionieri in casa loro, la libertà di stampa è abolita dal 2001. Un vero e proprio inferno, con migliaia di prigionieri politici”.
Tante persone sono costrette a rischiare la vita per scappare dalla miseria e dalla fame. E’ davvero difficile credere che il barcone di quei disperati non sia stato avvistato. L’indifferenza rispetto alle tragedie del mare ci spaventa e ci indigna, soprattutto perché come associazione da 8 anni siamo testimoni diretti di tante situazioni di povertà estrema che incontriamo nei nostri frequenti viaggi in Kenia, Tanzania e Zambia dove ci prendiamo cura di orfani dell’AIDS, ragazzi di strada e minori disabili. “Ci uniamo – conclude Nannini – ad altre Associazioni di solidarietà e cooperazione internazionale per chiedere ancora una volta al governo italiano e all’Unione europea il rispetto dei diritti umani di tutti i cittadini e dei rifugiati, il diritto alla Vita e all’asilo politico”.
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