ZIKOMO
Nell’ epoca odierna è ormai superata come finalità quella di ridurre le distanze che separano il mondo, tale meta è stata scalzata dalla necessità di creare nuovi spazi,nuove realtà multimediali e sensoriali che possano consentirci di vivere altre realtà, confezionando e svalutando emozioni, paure e desideri che colorano la comune esistenza. Il tempo si ferma, è annebbiato da questi silenzi colorati dalla polvere ocra, il sole veloce è ingoiato, lasciando dietro di se un rigurgito arancio che pare quasi ti accarezzi…e poi la luna, la luna e le stelle, tutte un sole concentrato in forme diverse….la gente ti ingloba e ti gusta senza nemmeno sfiorarti, quel poco che qui impera diviene per loro un’immensità di cui ti rendono spettatore e sovrano incantato…
Non è un sogno, un libro o una qualche psichedelica atmosfera..è lo Zambia, è Kanyama compound, dalla strada impervia e scoscesa, è culla arsa per umili vite, che si confondo nel torbido delle rare pozze, nel bianco sporco della plastica abbandonata ovunque; è qui il regno dell’essenziale, del minimo ma sufficiente, del drammatico che si imprime nei tuoi occhi solo come bellezza arcana, intraducibile, un bello tagliente, scomposto, che aggredisce quel pò di mediocrità che conserva la vita di chi ha sempre tutto, ammutolisce quel presuntuoso senso di voler portare giustizia ed ordine, di volersi porre come modello…la necessità di colonizzare a nostra forma e sostanza muore dinanzi al gusto di capire come la stessa vita negli stessi esseri umani possa avere una tramatura cosi particolareggiata e ricca.
Dopo il tramonto Kanyama è un rifugio, un vecchio divano dove il mondo dorme, dove stanco e sereno osservi una coltre di luminoso silenzio che ti dice più di ogni motivato frastuono. Non è da celebrare la povertà, l’indifferenza che il mondo nutre o la loro dignità, da cantare c’è solo una risorsa umana unica, un dolore di secoli che si è impresso nella pelle e fiorisce come rispetto,dedizione ed energia. Penso che di me sia rimasto ben poco qui, nel mio amato Occidente, quei frammenti di bambino che dietro mi portavo li ho lasciati lì, invischiati in abbracci e sorrisi che non so mai più se rivivrò cosi limpidi,cosi dolenti. Kanyama, io per te, anonimo musungu che ha qualche parolina da scriverti, tu per me, pugnale aguzzo che facendomi sanguinare mi hai ridato nuova vita, non ho perso sangue ho perso solo tanti perché, ormai inutili, che nel tuo essere hanno trovato la risposta che attendevo da una vita…per sempre…Zikomo.
Diego Armando Vasso, volontario a Lusaka (Agosto 2009)
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