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Un anno dall’apertura della Clinica Shalom

1535 pazienti. 1 clinic officer, 1 infermiera, 2 receptionist, 1 tecnico di laboratorio e 1 donna delle pulizie: questi sono i numeri della Shalom Clinic, aperta il 22 luglio 2011, ma non bastano a descrivere l’importanza e la bellezza di questo progetto nel compound di Kanyama, alle porte di Lusaka. Durante i primi mesi di attività, complice la novità della clinica, la curiosità di vedere come funzionasse la nuova struttura, quali servizi potevamo offrire alla popolazione, e le malattie tipiche dei mesi freddi di luglio e agosto, come i problemi alla gola e all’apparato respiratorio, abbiamo avuto una notevole affluenza alla nostra reception.

Poi un calo improvviso, probabilmente causato dalla chiusura obbligata per il periodo molto teso delle elezioni presidenziali ci ha costretti ad un ripensamento del progetto, capire le mosse da fare per riprendere gran parte dei pazienti, capire quali pedine muovere sul campo per essere più vicini alla gente, capire i loro bisogni e le loro necessità.Volantini dati nelle scuole, consegnati casa per casa, distribuiti nelle innumerevoli Chiese che si contano nelle stradine polverose del compound, cartelloni pubblicitari e insegne fuori dal muro di cinta, hanno permesso una maggiore visibilità e una maggiore informazione riguardo la nostra Shalom Clinic.

In questi mesi c’è stata una grande sinergia di forze tra la fisioterapia, la clinica e i genitori dei ragazzini disabili che ogni giorno vengono a scuola, che ci ha permesso di ascoltare maggiormente la comunità e di applicare anche alcune importanti modifiche ai servizi offerti: abbiamo installato un microscopio per alcuni esami clinici e ci siamo dotati di test istantanei per alcune patologie come la malaria, il diabete, l’AIDS e altre malattie sessualmente trasmissibili, oppure i test di gravidanza.

Nel compound abbiamo notato che ci sono malattie dovute alla scarsa igiene – infezioni della cute, funghi – o alla mancanza di acqua pulita, come la dissenteria, che si possono facilmente curare con antibiotici generici.

In questi ultimi mesi riceviamo più di 400 pazienti al mese, fin dalle prime ore del giorno si vedono donne incinta che vengono per un controllo, o mamme con i loro bambini neonati avvolti sulla schiena nei coloratissimi chitenge, i tipici teli variopinti africani. Vengono alla nostra clinica e tramite il passaparola sentiamo ringraziamenti e parole di elogio per il lavoro che quotidianamente facciamo tra gli ultimi della Terra, tra i più poveri dei poveri dello Zambia.

Ora siamo pronti ad affrontare nuove sfide, in progetto c’è l’assunzione di una ostetrica per seguire al meglio le donne incinte e il sogno nel cassetto è quello di acquistare un ecografo per monitorare le gravidanze, aiutando così l’ospedale statale della zona che è sprovvisto di questo fondamentale equipaggiamento.

Possiamo dire che il progetto della clinica “pangono pangono” (“piano piano” in lingua locale) sta funzionando e la popolazione riceve i servizi che offriamo quasi gratuitamente, proprio per garantire il diritto alla salute e alle cure mediche che molte volte, nei bassifondi dell’umanità, viene cancellato.

 

Francesco Ingarsia – Coordinatore progetti sanitari a Lusaka (Zambia)
(clicca qui, per ingrandire la foto)

KANYAMA CLINIC

 

 

 

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