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flavia testimonianza dallo slum di soweto kenya

Il diario di bordo di Flavia

ARRIVO

Si scende dall’aereo l’aria é calda noi euforiche, accoglienza un po’ brusca forse per i mille pensieri di Ale.  In macchina occhi fissi fuori dal finestrino,  gente che cammina bordo strada, vedo delle donne con cesti in testa e bimbi sulle spalle, poi una rotatoria, gli occhi si bloccano su un paio di uomini: sono sdraiati a terra completamente incoscienti talmente fatti da lasciarsi scavalcare dalle altre persone, tutto ciò incorniciato da piantagioni di caffè che successivamente appurammo essere della Monsanto.

Arrivate al centro lasciamo i bagagli e subito ci incamminiamo direzione Soweto. Alessandro ci spiega che avremmo assistito ad uno spettacolo sulla disabilità. flavia testimonianza dallo slum di soweto kenya

Un piccolo sentiero che costeggia un lago marcio, ti porta su una collina di immondizia sulla quale sorge Soweto e fin qui tutto bene.

Appena arrivati comincia a spargersi la voce che ci sono dei musungo con Ale, i bambini ti si avvicinano tutti vogliono toccarti e una volta fatto, se la ridono di gusto.

Arrivati al centro della piazza mentre attendevamo che la gente si radunasse per vedere lo spettacolo, Alessandro ci fa conoscere una ragazza e un ragazzo che ci fanno socievolmente accomodare in questa stanza buia. Solo dopo capii che si trattava di un ristorante.

Lo spettacolo sulla disabilità  è stato di impatto perché trovarsi dopo neanche un’ ora dall’arrivo in mezzo a Soweto, piena di gente è stato un ottimo modo per iniziare a sentire Soweto CASA e non “lamiere “.

Il giorno seguente primo impatto con mamme e figli disabili: tanti, diversi, sempre attaccati alle loro mamme coraggiose. Alcune si fanno chilometri e chilometri per venire per un ora di fisioterapia. Nell’attesa del proprio turno ci si scambiano opinioni e si sta con tutti insieme. Io mi butto a capofitto sul tappeto superato l’imbarazzo iniziale la situazione si scioglie.

ASILO NIDO KARIBUNI WATOTO

Passiamo a vedere l ‘asilo, appena aprono le porte un coro di bimbetti  (coperti come stessero sulla neve) cominciano ad ripetere a cantilena Ciaociaociaociao, diretti da una maestra veramente molto carismatica. Loro stanno bene!!! Un posto accogliente, classico, maestra e tanti piccoli bellissimi bimbi, uomini di domani che oggi riescono a cominciare la propria vita con il piede giusto… si canta, si gioca, si mangia, si sta bene, proprio come quando andavo io all’asilo.

CENTRO NUTRIZIONALE MARENGHETA

Con la moglie di Munyao, operatore de L’Africa Chiama, siamo andate a Marengheta “cittadina” poco distante. Alessandro ci aveva spiegato cosa fare: avremmo dovuto segnare le presenze su una tabelle… il problema è che HANNO TUTTI LO STESSO NOME!!!

Arrivate, davanti a noi una fila di venti vecchietti pronti con le loro borse/buste. Due signore si presentano, aprono un piccolo magazzino ci offrono due sedie e si  parte: un’ora fitta passa veloce con mille sorrisi, bei volti e un caldo disumano…e il figlio piccolo di Munyao come un koala attaccato al collo.

STREET CHILDREN

Subito incuriositi, soprattutto i più piccoli. C’è subito sintonia tra noi, non poteva  essere altrimenti sono tanti caratteri e storie diverse.

Davanti a loro la tua vita sembra così facile e i tuoi problemi sembrano sciocchezze per il quale non varrebbe neanche la pena perdere tempo. Insomma li ho nel cuore. Episodi e momenti diversi  mi hanno permesso di conoscerli. È con loro che per nostra scelta abbiamo passato più tempo.

Accompagnarli nel luogo dove dormivano, cenare con loro, farli entrare nella classe dipinta da me  e Laura, vedere il loro attaccamento ad Alessandro, pensare che non hanno nessuno che se lo a hanno non è interessato a lui, vederli essere sereni, passare le giornate insieme, sentirli chiamare i nostri nomi la mattina presto pieni di vita ma con i vestiti sporchi e mandarli via tristi ma puliti tutto questo mi ha fatto male.

Fatto lo sproloquio tiriamo le somme…

Sono ormai tornata da quasi due mesi e non c’è giorno che passa senza ricordare i momenti trascorsi a Nairobi.
Cosa dire??? Non è bello, non è facile, non è indolore.
I controsensi sono all’ordine del giorno, quello che per te è logico non lo è per loro e viceversa,
Fa male vedere le reali necessità, i disagi quotidiani.
Fa male vedere bambini fatti di colla senza uno scopo nella vita, fa male sapere che tu non servi.
Fa male credere che tutto questo non finirà.
Vedere la discarica di Korogocho e lo slum sottostante ti fa rabbrividire, pensare che delle persone ne traggono lavoro, cibo e sostentamento fa paura. Tanto da passeggiare per Soweto e sentirti a casa.
Il malessere che provavo prima di partire si è solo consolidato, rafforzato, è  inconcepibile pensare al divario che ci separa, provo rabbia disgusto e indignazione.
A cosa serve dire che i sorrisi e i loro occhi mi sono rimasti dentro e che fa male ripartire, quando poi una volta tornati a casa la tua vita scorre regolare?
Ogni giorno che passa il mio pensiero va a loro agli special children , a quei ragazzini con il quale ho trascorso la maggior parte del tempo.  Ed ogni giorno la mia conclusione è sempre la stessa, non se lo meritano.  Allora mi chiedo ma i bambini  non sono tutti uguali?
A quanto pare no.
Vedere ragazzi così piccoli già rassegnati e denigrati dalla società è sconcertante.
Comprendere che molti di loro hanno enormi capacità ma non avranno mai la possibilità di  scoprirlo è ingiusto.
Molti episodi ti fanno capire quanto loro vivano la loro vita senza pensare al domani.
E allora mi chiedo: “cosa risponderebbe un bambino italiano al quale viene chiesto “Se dico Natale, cosa ti viene in mente?”

Sicuramente la risposta non è uguale a quella di  FREDDY ANTHONY e BRIAN che non dandomi neanche il tempo di finire la domanda,  a gran voce risposero  FOOD FOOD FOOD!!!

Bisogna rivedere le proprie priorità.

Grazie!!!

Flavia Fraanzini, slum di Soweto Kenya – Novembre 2013

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