Il presidente de L’Africa Chiama andrà in Zambia e in Kenya
Un viaggio di due settimane in Africa, dal 7 al 22 Giugno: la prima in Zambia, alla periferia di Lusaka, nella baraccopoli di Kanyama e la seconda in Kenya, a Soweto, una baraccopoli di Nairobi, dove l’associazione L’Africa Chiama ha attivato da 13 anni numerosi interventi umanitari a sostegno di oltre diecimila bambini e ragazzi in grave difficoltà.
Insieme con Italo Nannini partiranno Maria Teresa Fossati, contabile della onlus e Marco Moscatelli, un giovane volontario di Fano.
Il programma del soggiorno è intenso e prevede il monitoraggio dei progetti in atto, la visione della parte amministrativa, incontri con gli operatori (oltre quaranta in Zambia e quindici in Kenya), i beneficiari (oltre ottocento alunni in Zambia e 1.000 bambini in difficoltà in Kenya) e le autorità locali.
“Attualmente – afferma Italo Nannini – l’associazione è impegnata in azioni di tipo multisettoriale che si rivolgono con particolare attenzione ai bambini vulnerabili e disabili e alle loro famiglie, attraverso programmi educativi, nutrizionali, sanitari e formativi. Per rafforzare questo impegno introdurrò, alla presenza del sindaco di Lusaka e di dirigenti di tre Ministeri, mercoledì 11 Giugno un convegno, sul tema “Oltre le barriere. La vita nuova per le persone con disabilità”, organizzato nel nostro Centro Sociale Shalom a Kanyama”.
Nell’occasione sarà inaugurato ufficialmente il reparto per la salute materno-infantile, già aperto da due mesi, all’interno della clinica Shalom attiva dal 2011, con l’obiettivo di salvaguardare i diritti delle donne partorienti e prevenire la nascita di bambini con disabilità.
In Kenya, nello slum di Soweto, c’è ad attenderli Alessandro Montesi, giovane cooperante fanese, che si prende cura ogni giorno, ormai da dieci mesi, di una ventina di bambini di strada, trenta ragazzi disabili, 20 future mamme sieropositive, 250 famiglie in difficoltà, settanta bimbi dell’asilo nido e della mensa scolastica per ottocento alunni.
“La nostra presenza a Soweto – dichiara la signora Fossati – è fondamentale e il nostro intervento fà veramente la differenza, grazie alla generosità dei nostri donatori che da tanti anni ci sostengono perchè hanno fiducia nella serietà e nella trasparenza della nostra associazione”.
Come in tutte le baraccopoli, anche a Soweto l’aids costituisce una guerra silenziosa che miete tante vittime nella fascia della popolazione, dai venti ai quaranta anni, più produttiva e più riproduttiva, generando un grande numero di orfani ed alche di bambini disabili.
Con il progetto mamma-bambino, avviato ormai da dieci anni, L’Africa Chiama si propone di agire e di combattere l’aids sul nascere in modo tale che le mamme sieropositive possano essere curate e quindi non muoiano e che quindi i bambini non restino orfani.
Un viaggio che si prefigge nei vari incontri come occasione per riflettere ed insistere sulla presa di coscienza da parte di tutte le componenti della società locale, istituzioni pubbliche, agenzie educative e famiglie di fronte alle grandi emergenze che affliggono il continente più oppresso e dimenticato.
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