Articolo di Valentina volontaria in servizio civile in Kenya.
Arrivo in un giovedì caloroso di marzo, 14 marzo per essere precisi. Dove, ancora non avevo ben capito. Si, avevo geolocalizzato il luogo grazie alla nostra avanzata tecnologia ma non avevo ancora in mente i colori, gli odori e le persone che avrei incontrato una volta arrivata a KAHAWA WEST.
Ore di viaggio interminabili, due aerei, un caldo insopportabile e tra me pensavo: ”Cosa ci sarà di cosi speciale in quel posto? Cosa mi farà cambiare idea sui miei pensieri?” Visto che in quel momento erano solo pensieri di stanchezza e voglia di arrivare.
Ore 13.30. Si apre un cancello dal colore blu sbiadito, con un immenso cuore rosso circondato da un giallo pagliarino e affianco la scritta CALL AFRICA. Ritorno nella realtà e capisco che ero appena giunta a destinazione. Cerco di dimenticarmi frettolosamente del caldo e di concentrarmi su chi mi stava accogliendo in quel momento. Tante persone, tanti ragazzi, tutto cosi diverso da me. Non avevo poi immaginato cosi tanto per non deludere probabilmente le mie aspettative, ma tra una stretta di mano e un’altra inizia la mia avventura in un posto che sarà la mia casa e di cui mi
sento già parte.
Più mi avvicinavo e più si sentivano voci, voci forti, voci colorate, in una lingua che all’orecchio mi risuonava stranissima, non capivo un accidente di ciò che stavo ascoltando. Cosi, incuriosita, mi lascio guidare da questa inspiegabile frenesia di capire cosa stesse succedendo proprio in quel punto in cui sentivo urlare: ”WATOTO WATOTO”.
Pochi passi e arrivo a vedere uno spettacolo che mi ha lasciato a bocca aperta. Piccoli banchi, piccole sedie, tutto colorato e tanti tanti bambini. Una inspiegabile energia nell’aria, un’inspiegabile sensazione sulla mia pelle. Sgrano gli occhi e cerco di pronunciare una parola, almeno per presentarmi. Cosi, mi presento alle maestre di quell’asilo chiamato KARIBUNI WATOTO.
E bene si, quei due aerei, mi avevano portato proprio li, in un posto nuovo, un posto diverso e un posto in cui il sorriso è la collante e la forza motrice della giornata.
Mi imbatto nella classe cercando di familiarizzare con i bambini che ad oggi, sono le persone con cui lavoro maggiormente nelle attività di CALL AFRICA. Un inizio di perplessità: gli occhi dei bambini erano più sgranati dei miei nel vedere una ragazza bianca che stava disturbando la loro lezione. In punta di piedi e timorosa, faccio un giro intorno ai banchi porgendo loro la mia mano.
E in pochi attimi si scatena un benvenuto caloroso nei miei confronti che porta i bambini ad urlare per l’appena nuova arrivata. Un attimo di eccitante calma in un momento di assoluta tensione.
Cosi inizio a confondermi tra le voci colorate di quei bambini, tra i loro aperti sorrisi e tra la dolcezza dei loro occhi che pur se apparentemente sembravano tutti uguali, in fondo ognuno di loro voleva presentarsi a me, dirmi la sua, voleva essere li con me, desiderava essere ascoltato ed essere accolto da me. Tutti volevano condividere con me quel momento. Una condivisione pura di piccoli attimi che riempiono l’animo di chiunque si appresta a vivere quelle emozioni, una condivisione non viziata da nessun agente esterno, una totalizzante condivisione in egual misura tra le due parti.
Mio caro lettore in quel momento stava accadendo l’inizio di una magia, una magia che ha messo in connessione la voglia di farsi sentire, la voglia di dire Ci sono anche io. Da una parte io con il desiderio di dire sono la nuova civilista che vi seguirà in futuro, dall’altra fiori colorati (bambini) che mi stavano dicendo si, ti accogliamo, sei la benvenuta. Arriva la sera e il sole splendente se ne va per lasciare spazio alle stelle nel cielo dello slum Soweto-Kahawa West.
Guardando fuori dalla finestra mi accorgo che la mia prima giornata era passata. Mi affretto ad addormentarmi con la voglia di iniziarne subito un’altra.
Valentina Cerbone, volontaria in servizio civile in Kenya