“In tempi come questi la fuga è l’unico mezzo per mantenersi vivi e continuare a sognare” Henri Laborit.
Inizia con questa frase uno dei miei film preferiti, per me molto significativa, che ha assunto un ruolo da protagonista in questa mia ultima esperienza. Questo particolare momento storico che stiamo vivendo ci vede pienamente coinvolti in una netta polarizzazione di idee e pensieri, che spingono sempre più verso sentimenti di rabbia e di odio. È proprio da questo per me insopportabile clima che volevo fuggire, per non essere complice di questo nefasto pensiero comune.
“Capire di non capire niente”. Questa frase su cui si concentrò l’inizio del corso per volontari che feci solo qualche mese prima della partenza, mi riecheggiava continuamente per la testa in quei giorni, fino al momento in cui la notte del 12 luglio misi piede per la prima volta in Africa, per la precisione in Zambia nella capitale Lusaka.
Scrivere e documentare questi giorni a Lusaka non è per niente facile, il rischio più grande è quello di cadere nella retorica, oltre al fatto che determinate emozioni vissute in quei contesti è pienamente difficile riportarle su un semplice pezzo di carta. Una cosa certa è che ti rendi conto fin dall’inizio che ogni tuo piccolo gesto, seppur semplice e scontato, può essere importante.
In queste due brevi settimane non ho potuto dare grandi contributi, ma anche semplicemente lavorare nell’orto di Shalom, aiutare la cuoca nella preparazione del nshima (piatto tipico locale) o accompagnare i fisioterapisti a casa dei bambini affetti da gravi malattie psicomotorie sono stati sufficienti per ritornare appagati da questo viaggio.
Dopo circa un mese dal mio rientro in Italia, una foto inviatami da Kanyama, testimoniava che il mio sforzo di piantare zucchine insieme ai giardinieri di Shalom, aveva dato i suoi frutti…anzi i suoi ortaggi 🙂 .
Un piccolo gesto che però mi ha reso molto felice, mi ha strappato l’ennesima emozione, siamo riusciti a far crescere qualcosa di utile in un terreno molto difficile.
Ecco, quest’ultima, seppur piccola, soddisfazione fa emergere in me una grande speranza, ossia che in un mondo pervaso da rabbia e odio continuo, possa un giorno o l’altro rinascere quel sentimento comune di solidarietà e amore verso il prossimo. Certo, forse più difficile di far crescere delle semplici zucchine, ma non per questo impossibile.
Mattia Colombo, volontario in Africa (Kanyama-Zambiaa) – Luglio 2019
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