Articolo di Lara volontaria in Servizio Civile in Zambia
In Italia, ormai, diamo molte cose per scontate e l’inclusione scolastica è una di queste. Nell’agosto del 1977, in Italia veniva emanata la Legge 517 che modificava l’assetto organizzativo della scuola italiana abolendo le classi speciali e inserendo nelle classi comuni gli alunni disabili.
Un processo frutto di anni di sviluppo, di studi psicopedagogici e soprattutto di un progressivo cambiamento di mentalità. La nostra realtà, è frutto di chi è venuto prima di noi, di chi ha messo in dubbio meccanismi esistenti e radicati, e di chi ha lottato per nuove visioni del mondo.
Quello che stiamo facendo alla Shalom School di Kanyama ha qualcosa di questa lotta. La parola “inclusione” applicata al sistema educativo e scolastico zambiano è qualcosa di molto recente e ancora poco sentito. In Zambia non esistono scuole inclusive, o meglio: esistono scuole speciali per diversi tipi di disabilità – ovvero, scuole con un dipartimento di educazione speciale e quindi con classi separate per tipo di disabilità – e scuole in cui i ragazzi disabili vengono inseriti nelle classi normali, senza però avere il supporto di insegnanti speciali e quindi senza avere diritto didattica diversificata attenta alle esigenze individuali degli alunni disabili.
Per questo nella scuola Shalom, da gennaio 2020, le alunne che presentano cecità ed i ragazzi con difficoltà uditive, fin ad ora frequentanti due distinte classi speciali, sono stati inclusi nelle classi mainstream, sempre accompagnati dai loro insegnanti di braille e lingua dei segni che traducono loro le lezioni e si assicurano che vengano ascoltati e capiti nella loro unicità.
Gli ostacoli che si sono presentati dopo questa scelta sono tanti, e questo ci aiuta a capire quanto ancora lungo sarà questo percorso. Cambiare mentalità così radicate è faticoso e spesso ci si chiede fin dove sia giusto spingersi, ma qui a Kanyama siamo sicuri che far diventare questa scuola totalmente inclusiva sia la strada giusta. A Shalom, infatti, inclusione non vuol dire semplicemente frequentare la stessa classe ed avere la stessa proposta educativa; inclusione vuol dire essere riconosciuti come persone con bisogni educativi speciali e veder garantito il proprio diritto di poter imparare in base alle proprie esigenze individuali.
Lara Leonardi, volontaria in servizio civile in Zambia
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