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ESPERIENZE OLTRE IL DOPOSCUOLA

Articolo di Luca, volontario in Servizio Civile Universale Italia

Un doposcuola è innanzitutto un luogo di incontro.
Prima ancora di uno spazio in cui esercitare capacità linguistiche e logico-matematiche, in compagnia di volontari che offrono il proprio tempo per sostenere il percorso educativo-didattico dei bambini che hanno desiderio di partecipare, il progetto di doposcuola portato avanti da L’Africa Chiama, è una cornice in cui si intrecciano esistenze e storie di vita, uno spazio in cui risuona una sinfonia di vissuti…

C’è chi è più silenzioso, chi più vivace, chi diligente e chi ribelle, chi ricerca attenzioni e chi si sente invisibile, c’è chi ostenta la propria sagacia e chi ha poca fiducia nelle proprie capacità; vite che per due ore, due volte a settimana, da Settembre a Giugno, si accompagnano e si contaminano. Quando i bambini arrivano, dopo un momento libero di accoglienza, cercano la stanza in cui poter svolgere i loro compiti, potendo contare sul sostegno dei volontari che siedono accanto a loro.

C’è chi finisce in una manciata di minuti e chi si intrattiene per tutte le due ore sopra i libri. C’è chi non vede l’ora di giocare e chi è in pensiero per la mole di lavoro da sbrigare. Chi è impegnato a proteggersi dal giudizio dell’altro e chi, di tanto in tanto, alza lo sguardo rapito da un sogno fuori fuoco. Alcuni bambini, i più piccoli, arrivano accompagnati dalle loro madri, altri, i più grandi, già sono impegnati nell’affrontare la propria responsabilità di soggetti senza l’altro.
A volte, tuttavia, questo processo di responsabilizzazione trova degli ostacoli. Ostacoli che si concretizzano in difficoltà scolastiche che devono certamente essere affrontate, ma senza dimenticare il traguardo ben più ambizioso che ogni bambino è impegnato a rincorrere: l’identità.

La questione identitaria è sicuramente al centro di ogni esistenza ma ancor più se si pensa alla necessità di integrazione delle famiglie emigrate dal loro Paese d’origine verso una comunità
sconosciuta. L’incontro diventa allora la ricerca di un’occasione, una possibilità di incontrare se stessi attraverso quell’alterità rappresentata dalla nuova comunità, dai suoi usi e costumi, idee e  valori, che si incarna anche nello spazio-tempo del doposcuola e nella fisicità dei corpi e dei vissuti di chi partecipa come volontario.
In questo contesto l’aiuto-compiti trascende la sua funzione di sostegno, per prendere la forma di un momento di incontro col proprio desiderio, il desiderio di riconoscimento, di appartenenza, il desiderio di esprimersi, di riuscire a darsi forma.

A cosa servirebbe infatti il sapere scolastico se non per aprirsi al mondo della vita? Quale potrebbe essere la finalità di un potenziamento cognitivo senza la coltivazione di un desiderio individuale?  Che cosa ne faremmo delle nostre conoscenze se le sentissimo sganciate dal senso della nostra esistenza?
In questa prospettiva il doposcuola assume la funzione di un’àncora, di un aggancio alla vita comunitaria, di un punto fermo che consente un’apertura rassicurante all’ignoto, di perno attorno a cui, come in altri contesti – scuola, gruppi sportivi, amici di quartiere- ogni bambino può mettersi in gioco per dare forma al proprio desiderio e quindi alla propria irriducibile identità

Luca Regini, volontario in Servizio Civile Universale in Italia

 

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