E’ rientrata Lunedì 25 Ottobre da Nairobi, Raffaella Nannini, coordinatrice dell’associazione L’Africa Chiama: una missione durata 10 giorni per incontrare lo staff locale ed espatriato, i partner locali e per monitorare i numerosi progetti in corso.
“Questa è la mia prima missione dopo tanti anni di pausa dovuti a motivi familiari e negli ultimi due anni dovuti dai vincoli ai viaggi a causa dell’epidemia Covid19” spiega Raffaella Nannini. L’ultima missione da parte del gruppo direttivo di Fano in Kenya era avvenuta nel 2018: erano partiti Italo Nannini, fondatore della onlus, insieme a sua moglie Maria Teresa Fossati, oggi vicepresidente.
“Tornare in Kenya è stato molto emozionante. Anche durante i mesi più difficili dovuti dall’epidemia da Covid19 nessun progetto de L’Africa Chiama si è fermato: nonostante la paura, la preoccupazione per l’Italia e la tanta incertezza lo staff locale ha proseguito senza sosta a camminare al fianco delle comunità delle baraccopoli di Nairobi. Avevamo tutti bisogno di ritrovarci, fare il punto sui progetti in corso e capire come poter migliorare e proseguire ancora più uniti.”
In particolare L’Africa Chiama è presente a Soweto, una delle tantissime baraccopoli di Nairobi, dal 2003: una presenza costante che in questi anni ha permesso di attivare numerosi interventi e raggiungere migliaia e migliaia di bambini e famiglie in difficoltà.
In questo momento sono in corso: il progetto di asilo nido Karibuni Watoto per 45 bambini da 0 a 3 anni di età, il progetto Mamma Bambino rivolto alle giovani mamme sieropositive che ha come obiettivo quello di ostacolare la trasmissione del virus HIV dalla mamma al bambini durante la gravidanza, l’allattamento fino ai primi 2 anni di vita del bambino, il progetto Marengeta che garantisce supporto alimentare a 150 nonni con a carico bambini orfani, il progetto Disabilità che si rivolge a 60 bambini con disabilità, il progetto Special Children per bambini e ragazzi di strada il cui obiettivo è quello del reinserimento sociale e scolastico ed infine il progetto You’ll never walk alone per attivare un ampio programma di riabilitazione su base comunitaria su 4 aree di Nairobi raggiungendo solo nel 2021 più di 10.000 beneficiari.
“Durante il viaggio in tantissime occasioni ho potuto toccare con mano l’importanza della nostra presenza quotidiana e del nostro lavoro. Ad esempio ho assistito alla formazione da noi organizzata per i volontari comunitari di salute governativi. La formazione era incentrata sulla diagnosi e referaggio di persone con disabilità e sull’affiancamento alla registrazione al Registro Nazionale delle Persone con Disabilità, che permette ad accedere a servizi specifici, di cui quasi nessuno è a conoscenza. Durante l’incontro il nostro collaboratore mi spiega che essere registrati significa per queste persone essere anche riconosciute come persone fragili e quindi prioritarie per l’accesso alla vaccinazione contro il Covid19. Solo nel 2021 nell’ambito del progetto You’ll never walk alone sono state registrate più di 1.000 persone.”
Raffaella Nannini, insieme al rappresentante paese Angelo Valsesia e alla head of programme Flavia Prota, sono stati ricevuti dall’Ambasciatore Italiano in Kenya, dott. Alberto Pieri, e dal Direttore dell’Ufficio AICS di Nairobi , dott. Fabio Melloni. “L’incontro è stata l’occasione per ribadire l’importanza di un lavoro in continua sinergia, essere in linea con le procedure di sicurezza e per confrontarsi su nuove programmazioni.”
Gran parte dei progetti in corso si svolgono presso il Centro Shalom, realizzato nel 2010 da L’Africa Chiama e che sorge ai margini della baraccopoli di Soweto.
“Purtroppo dopo tanti anni il Centro avrebbe bisogno di alcuni lavori di ristrutturazione, soprattutto per quanto riguarda i servizi di igiene. Ogni giorno il centro è frequentato da centinaia di persone: servirebbero altri servizi igienici, altre docce per permettere ai bambini e ragazzi di strada di lavarsi e soprattutto di acqua. Il nostro appello è quello di supportarci per poter effettuare questi lavori e per fare un pozzo al centro, così da sopperire alla mancanza di acqua, fondamentale per garantire igiene e salute.”