– Titolo del progetto: EDU-CARE azioni inclusive per proteggere i diritti dei bambini con disabilità
– Referente in loco: Mattia Binacchi
– Ente finanziatore: Unione Europea
– Durata: Febbraio 2022 – Maggio 2025
– Lead applicant: CELIM
– Partner: Africa Call Organisation – L’Africa Chiama e Association Pope John XXIII
– Descrizione: Il progetto si rivolge a bambini e giovani con disabilità nei distretti di Lusaka e Ndola promuovendo la loro inclusione socio-economica. A 479 ragazzi e ragazze verranno offerte un’educazione e attività ricreative inclusive e speciali, opportunità lavorative e migliori diagnosi e trattamenti per autismo ed epilessia. Si interverrà per rendere più accessibili spazi scolastici e ricreativi, si offrirà formazione a docenti e medici, si sensibilizzeranno imprenditori e comunità.
IL PROGETTO IN SINTESI
Il progetto, realizzato in collaborazione con Africa Call Organization e Association Pope John XXIII, mira a realizzare quattro risultati:
Migliorare l’accesso all’educazione speciale e inclusiva: costruendo rampe e bagni per disabili; formando insegnanti e genitori ad adottare un approccio e metodi d’insegnamento inclusivi; formando e sostenendo ambasciatori comunitari per implementare eventi comunitari, competizioni scolastiche e spettacoli teatrali e sportivi e per sensibilizzare famiglie e comunità
Promuovere l’inclusione nel gioco ristrutturando due campi da basket, un’aula di teatro e un parco-giochi, organizzando classi di teatro e musica e squadre da basket inclusive
Promuovere l’accesso a opportunità lavorative riabilitando porcilaia, stagni di pesci e pollaio e costruendo un’aula nei due centri di formazione professionale agricola, istituendo almeno un club agricolo di impiegati con disabilità, sensibilizzando potenziali datori di lavoro e supportando i giovani con disabilità nella ricerca e nell’inserimento lavorativo
Migliorare diagnosi e trattamento dell’epilessia e dell’autismo acquistando medicine per l’epilessia, formando medici, assistenti sanitari e infermieri, costruendo un nuovo centro per l’autismo, istituendo un reparto per l’epilessia e organizzando attività di sensibilizzazione comunitaria.
I BENEFICIARI
479 bambini e giovani con disabilità tra i 5 e i 35 anni, per lo più con disabilità intellettive
12 scuole primarie, secondarie o professionali
150 bambini con epilessia o autismo a Ndola
168 insegnanti, 19 direttori e 34 personale ausiliario di 10 scuole primarie e secondarie
90 genitori di bambini/e con disabilità
16 medici e infermieri
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PER SAPERNE DI PIU’
Secondo lo Zambia National Disability Survey 2015, la percentuale di disabili tra adulti è pari al 10,9% e tra bambini e giovani (2-17 anni) al 4,4%. Il 40% delle disabilità sono congenite, il 31% la conseguenza di malattie gravi o non curate a causa della povertà.
In Zambia i giovani con disabilità non godono ancora degli stessi diritti del resto della popolazione a causa di fattori economici, culturali e sociali. Secondo la Policy Nazionale sulla Disabilità, il tasso di alfabetizzazione e l’accesso all’istruzione primaria sono più bassi per i giovani con difficoltà di apprendimento (67% e 86,8%) rispetto a quelli senza (81,7% e 95%) e vi è un divario del 14,8% nell’accesso a spazi ricreativi e sportivi a favore delle persone senza disabilità.
A Kanyama, quartiere periferico e vulnerabile di Lusaka, e a Ndola, capitale del Copperbelt, l’esclusione dei minori con disabilità è ancora più critica. Le condizioni di povertà assoluta delle famiglie di provenienza e i costi aggiuntivi legati alla cura dei minori con disabilità aggravano la loro condizione alimentando il circolo vizioso tra disabilità e povertà. L’accesso all’istruzione, primaria o secondaria, e ad attività ricreative, è ostacolato dalla presenza di barriere architettoniche fisiche, bassa preparazione degli insegnanti sul tema di disabilità e inclusione, da materiali didattici e attrezzature sportive inadeguati, dal forte stigma e dalle false leggende. Infatti, i bambini e le bambine con disabilità sono spesso relegati a casa o in scuole speciali, segregati dal resto della società.
Il tasso di occupazione delle persone con disabilità è del 45,5% della popolazione, rispetto a un tasso del 58% tra le persone senza disabilità. L’accesso limitato al mercato del lavoro è dovuto al basso livello di competenze dei giovani con disabilità, che spesso non riescono ad accedere a opportunità di formazione professionale, alle pratiche discriminatorie tra i datori di lavoro e agli ambienti di lavoro inaccessibili.
La situazione si aggrava per i bambini con epilessia e autismo che sono sottoposti a diagnosi e trattamenti inadeguati. Le medicine per l’epilessia spesso mancano, ci sono solo due neurologhe pediatriche nel Paese e lo staff non è formato per riconoscere e gestire al meglio queste condizioni. Nel Copperbelt non c’è nessun centro per l’autismo e a Lusaka ci sono solo poche cliniche private. Lo stigma è altissimo: l’epilessia è spesso considerata una malattia mentale o il risultato della stregoneria. Si ricorre quindi alla medicina e a metodi tradizionali. Legando ad esempio i bambini affetti da autismo perché non si sa gestirli.
Per rispondere a questi problemi garantendo ai minori con disabilità una vita dignitosa nelle loro comunità, è quindi essenziale lavorare con gli insegnanti delle scuole del territorio, medici, le famiglie e le comunità. Attraverso il progetto i bambini e giovani con disabilità beneficiari potranno accedere fisicamente agli spazi scolastici e ricreativi, potranno imparare con più facilità grazie a metodi di insegnamento specifici per la loro disabilità, potranno studiare e giocare insieme ai loro compagni senza disabilità; attraverso la sensibilizzazione diffusa, le famiglie saranno incentivate a mandare i figli con disabilità a scuola e le pratiche discriminatorie diminuiranno. I giovani avranno inoltre la possibilità di accedere ai nuovi corsi professionali agricoli e alle nuove opportunità di impiego gestite dai partner locali o promosse presso altri datori di lavoro. Infine i bambini con autismo ed epilessia potranno essere seguiti in strutture dedicate e da personale medico appositamente formato e subiranno meno discriminazioni grazie all’ampia sensibilizzazione.
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