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Chiara racconta la sua esperienza di volontariato in Africa

Chiara racconta la sua esperienza di volontariato in Africa


 La mia prima esperienza di volontariato è stato il viaggio in Zambia, dopo essermi imbattuta nell’associazione “L’Africa chiama” e aver partecipato al corso dei volontari.

Siamo partiti per Lusaka il 22 Luglio 2022 e ad accogliere in aeroporto me e i miei 4 compagni di avventura (Cecilia, Luca, Matteo e Simone) c’erano Ylenia, nostra referente nonché coinquilina, e Mattia, coordinatore dei progetti per l’associazione.
Non sapevo cosa aspettarmi da una capitale del centro Africa, certo vedere centri commerciali e grattacieli mi ha un po’ spiazzata. Ero felicemente stordita dalla situazione, anche quella climatica essendo che le temperature erano tutt’altro che estive.
Sistemate le prime pratiche (cambio soldi, schede SIM ecc) siamo arrivati al nostro alloggio. Un bellissimo appartamento all’interno di un lodge nella periferia di Lusaka, con camere per maschi e femmine e un giardino tutto per noi.

I primi due giorni sono serviti per ambientarci, visitiamo i mercatini verso il centro città, ma abbiamo anche l’occasione di partecipare ad un incontro organizzato dalla scuola. 

E’ il fine settimana, i ragazzi delle scuole sono a casa, e la lezione a cui abbiamo assistito era sul linguaggio dei segni rivolta ai genitori di bambini sordomuti.

Arriviamo quindi per la prima volta nel quartiere di Kanyama, alla periferia di Lusaka con più di 300.000 abitanti. È qui che sorge il Centro de L’Africa Chiama, il CENTRO SHALOM fondato da Italo Nannini, dove 1500 ragazzi dai 6 anni in su hanno la possibilità di studiare grazie alla scuola e gli abitanti possono trovare un aiuto sicuro nella clinica, dove un team tutto locale si occupa dello stato di salute delle donne in gravidanza, di neonati e bambini e dalla precauzione e sensibilizzazione all’AIDS, che qui è ancora molto presente.

Ecco che iniziamo quindi ad addentrarci nella mission dell’associazione, fondata soprattutto nell’inclusione di persone con disabilità. L’elevata natalità all’interno del quartiere (che conta fino a 30 parti al giorno) e le scarse condizioni igieniche durante il parto, portano infatti ad un alto tasso di persone con disabilità. 

È stato subito chiaro per me come sia fondamentale il sostegno e l’aiuto per l’associazione. Nei primissimi giorni infatti, ho avuto occasione di accompagnare, come osservatrice, la fisioterapista in quelle che vengono chiamate “home visit”: in queste sedute è lo specialista che si sposta accompagnato dagli autisti de “L’Africa chiama” nelle diverse abitazioni, per venire incontro alle difficoltà logistiche della famiglia.

Nessuno nel quartiere ha la macchina, anche perché le strade sono impraticabili se non con fuoristrada, e portare il proprio figlio al centro sarebbe uno spostamento troppo gravoso. Questo è un modo per garantire delle cure costanti e programmate che consentono alla persona di avere sempre più benefici e non interrompere la terapia.
D’importanza per la comunità sono anche i focal point, ovvero dei momenti di ritrovo tra genitori, figli e persone che in comune hanno l’esperienza con qualunque tipo di disabilità per affrontare insieme le problematiche quotidiane, sensibilizzare chi non ha alcuna conoscenza e mettere in pratica in loco alcune nozioni di fisioterapia, essendo che alcune mamme hanno conseguito una certificazione di idoneità alla pratica stessa.

Le giornate all’interno del Centro Shalom sono state scandite dalle diverse mansioni assegnateci. In particolare mi sono occupata dell’inventario della nuova maternità, che sarà prossima all’apertura, dove potranno essere accolte fino a 18 donne.
Durante la nostra permanenza gli scolari sono stati impegnati con gli esami di fine trimestre, quindi non abbiamo potuto partecipare alle lezioni ma c’è stata l’occasione di aiutare la classe di 5 bambini sordomuti, alle prese anche loro con gli esami, sostenuti in modo molto vivace!
Grazie ai fondi raccolti dall’associazione, le mamme hanno avuto la possibilità di seguire corsi di formazione in agricoltura, acquisendo così le conoscenze di base per poter iniziare a coltivare un piccolo pezzetto di orto all’interno del proprio giardino. Il tutto si è concluso con un’emozionante consegna dei diplomi.

Conclusi i giorni lavorativi, nei fine settimana abbiamo potuto visitare il paese.
Nel primo weekend a disposizione abbiamo organizzato una gita a Livingstone (9 ore di pullman) per visitare poi il parco nazionale del Chobe, in Botswana, e fare il primo safari della mia vita (consigliatissimo!) ed il giorno seguente la visita alle cascate Vittoria (obbligatorio!).
Il secondo weekend invece ci siamo addentrati in un tipico villaggio locale. Accompagnati da 2 professori della scuola, la famiglia del capo villaggio ci ha dato ospitalità: fuoco per poter cucinare ed un tetto sotto il quale poter dormire (che per noi ragazze è stato un pollaio!). Un’esperienza unica, fatta di pochi oggetti materiali ma tanti sorrisi e condivisione con gli abitanti del posto. Irripetibile!

Siamo ormai rientrati da un mese ma il volontariato non finisce con il ritorno a casa anzi: il lavoro prosegue per alimentare la fiamma che smuove un’associazione intera della quale hai potuto vederne i frutti ma anche le difficoltà.
E’ stata un’esperienza formativa, di condivisione di ogni tipo di sentimento che consiglierei a chiunque volesse vedere con i propri occhi realtà diverse, senza però dimenticare che tutti possiamo essere volontari, ognuno con le proprie possibilità ed energie.

Chiara Gualteroni, volontaria a Lusaka (Luglio – Agosto 2022)

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https://www.youtube.com/watch?v=NZI2UhloVaE&list=PLD90375963AB1ACF8

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