Articolo di Anita volontaria in servizio civile (Zambia)
È arrivato venerdì’ e come tutti i venerdì pomeriggio mi preparo per andare in outreach insieme ai fisioterapisti Bibian e Mickwell. Aaron, l’autista dello Shalom Centre, ci aspetta.
Saliamo in macchina, attraversiamo Kanyama e arriviamo al centro diurno St.Daniel gestito da suore comboniane che ci ospitano per fare fisioterapia ai bambini con disabilità.
Alcune mamme sono già presenti. Altre stanno arrivando con i loro bambini sulla schiena avvolti nei chitenghe.
Entro nella stanza, alcune mamme mi salutano con entusiasmo, altre mi sorridono timidamente. Hanno già preparato la stanza: il materasso nero a terra e le seggioline di plastica colorata tutte attorno.
Inizia la fisioterapia, Mickwell e Bibian, insieme alle mamme, eseguono gli esercizi di riabilitazione.
Dalla parte opposta della stanza, seduta a terra, c’è Carol, una ragazzina di 14 anni. Carol ogni venerdì carica sulle spalle suo fratello minore Enock e lo porta a fare fisoterapia. Enock ha 8 anni, ha una paralisi celebrale, ha braccia e gambe atrofizzate e un ritardo cognitivo. La fisioterapia del venerdì gli permette di mantenere massa muscolare e di fare straching ai muscoli.
Il primo giorno in cui ho conosciuto Carol era seduta a terra nello stesso angolo in cui si siede tutti i venerdì. Il ricordo e’ ancora nitido nella mia mente: le altre mamme chiacchierano e scherzano tra di loro, chiamano a voce alta i propri figli per attirare la loro attenzione. Carol, sempre nell’angolo, parla al fratello, sottovoce, lo accarezza e gli dà un bacio sulla guancia.
Mi avvicino le chiedo il suo nome, lei mi guarda e mi dice: “Enock, Enock Phiri”, “ Non il suo nome, il tuo! Come ti chiami?”, le ripeto. Lei mi sorride: “Carol!”. “E quanti anni hai?”“14”. Le chiedo se va a scuola. “Sì”. Tutte le mattine si sveglia, aiuta la mamma a lavare e vestire il fratello e poi se ne va a scuola. “Mi piace molto andare a scuola”, mi dice.
Bibian guarda nella nostra direzione e chiama Enock. È arrivato il suo turno per la fisioterapia. Carol si alza prende in braccio il fratello e lo appoggia delicatamente sul materasso.
La fisioterapista saluta Enock, chiede a Carol delle sue condizioni, se mangia, se la notte dorme, se durante il giorno si lamenta. Carol risponde diligentemente. Bibian inizia gli esercizi, Carol la segue attentamente, la ascolta attentamente. È importante che poi gli esercizi vengano ripetuti a casa.
Enock fissa il soffitto, quando Bibian inizia a fare stretching al braccio destro Enock inizia a lamentarsi. Anche un piccolo movimento come stendere il braccio può essere doloroso.
Bibian prova a distrarlo gli mostra un giocattolo e gli parla. Niente da fare. Enock continua a lamentarsi guardando il vuoto. “Enock look at me!”. Questa volta non è Bibian ma è sua sorella Carol a chiamarlo. Il lamento smette, Enock ruota gli occhi verso la sorella e inizia a fissarla. Carol sorride, gli fa una carezza e continua a parlargli. Finita la fisioterapia riprende il fratello in spalla lo avvolge nel chiteghe. Mi saluta con un timido sorriso che contraccambio sicura di rivederla il venerdì successivo.
Anita Romagnoli, volontaria in Africa (servizio civile in Zambia)
SERVIZIO CIVILE CON L’AFRICA CHIAMA