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EMERGENZA COVID-19: AGGIORNAMENTI DA NAIROBI

È ormai passato più di un mese, ma per voi in Italia che leggete e per noi in Kenya che scriviamo, sembra passato un secolo.

Proveremo dunque a ripartire da quel fatidico giorno per ricostruire gli eventi che hanno caratterizzato le nostre attività in Kenya da quando il Coronavirus si è manifestato anche qui.

Dopo il primo caso di positività rispetto al covid-19 (venerdì 13 marzo), le autorità locali hanno gradualmente ridotto le libertà di movimento, e – in applicazione alle norme di distanziamento fisico – impedito gli incontri pubblici.

Facendo costantemente tesoro delle drammatiche dinamiche che si succedono in Italia, in particolare nel nord del Paese, durante quel fine settimana abbiamo studiato come matti e nella giornata di lunedì 15 marzo abbiamo svolto un lungo training (poi proseguito fino al giorno dopo) a tutto il personale dell’associazione in Kenya.

Lo stesso giorno, le scuole sono state chiuse e gli incontri pubblici proibiti. Il Governo ha poi caldamente raccomandato a tutti i datori di lavoro, pubblici e privati, di permettere – quando possibile – ai propri lavoratori di lavorare da casa.

Se nelle settimane precedenti – alle nostre ansie e paranoie corrispondeva da parte della comunità locale una certa superficialità – a seguito del corso, e dei training in primis alla comunità di Soweto, il livello di attenzione si è significativamente alzato.

Siamo così riusciti a muoverci con un certo anticipo rispetto a tutte quelle precauzioni e buone pratiche che, a mano a mano, sono state indicate dal Ministero della Salute: dal distanziamento fisico all’attenta igiene personale, dall’attenzione ai sintomi al proprio utilizzo delle mascherine.

Nell’ambito dell’implementazione dei progetti, tutte le attività che rinomatamente portiamo avanti sono state interrotte. Già da qualche giorno infatti, tutti i beneficiari erano stati aggiornati sui potenziali scenari che avremmo potuto avere davanti e – tra questi – la chiusura delle attività quotidiane.

Abbiamo poi valutato l’opportunità di nuove metodologie se la crisi determinata dalla pandemia si fosse prolungata.

L’alternativa sarebbe stata lasciare i bambini dell’asilo Karibuni Watoto a casa senza un pasto fondamentale, il gioco e l’istruzione che contraddistinguono l’asilo; le mamme sieropositive che ogni settimana fanno affidamento sul nostro supporto nutrizionale si sarebbe ritrovate senza cibo necessario per portare avanti una dieta bilanciata (elemento fondamentale per mantenere un buono stato di salute se si è affetti da HIV); i bambini disabili senza la preziosa terapia settimanale ed il sostegno delle altre mamme; gli Special Children in una tragica situazione con diritti fondamentali e supporto d’un tratto annullati.         

Non era lo scenario che volevamo.

Ai numerosi momenti di sensibilizzazione e training sulla prevenzione del Covid-19, si sono aggiunti pacchetti di supporto alimentare ed educativo per tutti i nostri beneficiari a rischio.

Per strada a Soweto, tutto lo staff dell’asilo si è quotidianamente impegnato nello svolgere quel fondamentale ruolo di cassa di risonanza necessario a raggiungere capillarmente tutta la comunità, ed in particolare le fasce più a rischio. I bambini del nostro asilo hanno ricevuto matite, colori e fogli ed i loro genitori suggerimenti e materiale per poter passare parte del proprio tempo con i bimbi.

Le beneficiarie del programma Mamma-Bambino sono state le prime ad essere raggiunte dal supporto nutrizionale attraverso una distribuzione scaglionata nel nostro Centro Shalom.

A Githurai 44 e Githurai 45, dove vi sono molte delle cosiddette basi dei ragazzi di strada, questi ultimi hanno ricevuto le visite quotidiane dello staff per un pasto caldo e – per quanto difficile, se non impossibile –le nozioni fondamentali sulla prevenzione anche in contesti come quello della strada.

La nostra terapista si è attivata, dopo aver verificato che non vi fossero particolari pericoli di contagio, per supportare casa per casa tutti quei bambini disabili ad alto rischio di ricaduta se non avessero proseguito negli esercizi.

Noi, continuiamo con le nostre attività di prevenzione, e programmiamo nuove metodologie per far sì che il nostro fondamentale supporto alla popolazione continui – anche se questa crisi dovesse continuare per un lungo periodo.

Ci sentiamo di ringraziare particolarmente tutte le ONG Italiane presenti in Kenya per aver affrontato questa situazione congiuntamente attraverso gli sforzi del Coordinamento delle ONG Italiane in Kenya (COIKE). Il COIKE, grazie ai suoi servizi di newsletter e Radio Covid (un appuntamento settimanale in videochiamata con il Dott. Daniele Sciuto, medico fondatore di Find The Cure in Kenya e direttore di un ospedale governativo), ci ha permesso di rimanere costantemente aggiornati sulla situazione nazionale, dato preziosissime informazioni sulla prevenzione (utilizzo mascherine, su tutte), e – soprattutto – fatto sentire meno soli in questi giorni di quarantena auto-imposti.

Angelo Carlo Valsesia, Cooperante de L’Africa Chiama in Kenya.

Angeo Carlo Valsesia presso lo slum di Soweto

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