Covid-19 in Tanzania. Fra le tante incognite non ci siamo mai fermati
Iringa, martedì 19 maggio
Sono passati già due mesi da quando il governo tanzaniano ha riscontrato il primo caso di contagio da Covid-19 e chiuso tutte le scuole del paese. Durante questo periodo, non ci siamo fermati mai, anzi, abbiamo implementato e riorganizzato il nostro assetto lavorativo affinché nessuno rimanesse indietro.
Il virus sta girando liberamente in tutto il paese e noi purtroppo non abbiamo gli strumenti per effettuare una valutazione, seppur parziale e grezza, del numero e dell’effetto che esso ha sulla popolazione. Questo perché il governo si sta nascondendo dalle sue responsabilità istituzionali, la propaganda è molto forte e sanno benissimo di non essere in grado di far fronte all’emergenza.
Ma anche da qua siamo interconnessi con il mondo, la gente sa, la gente mormora ed ha paura; spuntano come funghi sedicenti santoni e guru che propinano cure improbabili e preghiere miracolose per la cura al covid-19, che, se da un lato potrebbero far bene al corpo e allo spirito, dall’altro non riescono a diminuire i casi di complicazione e di morte che quotidianamente si sentono in giro per i quartieri e i distretti. La gente non va in ospedale, perché se dovessero risultare con temperatura corporea superiore ai 37° C sarebbero obbligati ad una quarantena forzata, senza ricevere nessuna visita, nessuno che porta loro cibo o acqua e, soprattutto, dovrebbero mantenersi per 15 giorni senza lavorare e qui è impossibile anche solo pensarlo, “meglio morire a casa!” molti dicono.
Anche l’indotto economico portato da turismo e imprenditori stranieri sta crollando; non c’è rimasto più nessuno ad esclusione di qualche cooperante espatriato che, come noi, porta avanti i progetti delle ONG stando al fianco dei più deboli. I beni di prima necessità stanno aumentando e la gente comincia a chiedersi seriamente come poter arrivare a fine giornata per poter sfamare con un po’ di polenta, la propria famiglia.
In questo scenario di “limbo istituzionale” e preoccupazione silenziosa popolare, noi andiamo avanti senza esitazioni. Uniti con tutto lo staff tanzaniano, portiamo avanti quello che abbiamo sempre fatto, consapevoli che questo virus possa colpire tutti, persino noi. Abbiamo paura di far prendere i mezzi pubblici a mamme e bambini disabili che, con la loro salute già precaria, potrebbero compromettersi in maniera seria. Allora con i nostri fisioterapisti e le operatrici, abbiamo deciso di dividerci il territorio ed effettuare le visite domiciliari per compiere gli esercizi di riabilitazione e monitorare la situazione dei nostri beneficiari. Abbiamo comunque lasciato aperti 3 dei 9 focal point del nostro progetto riabilitativo in 3 zone strategiche del comune e della provincia di Iringa; infatti come immaginavamo, le richieste di aiuto di nuovi genitori con bambini disabili sono quotidiane, perché nonostante la paura di contagio, essere disabile in Tanzania è un problema ben più grande di un virus e non ferma un genitore dal prendere un daladala per andare a fare una consulenza da un esperto e gli esercizi riabilitativi.
Sul fronte nutrizionale, l’impegno si è triplicato. Solo nel mese di aprile i nuovi ingressi nel nostro programma Kipepeo di bambini malnutriti sono stati di 9 unità con malnutrizione medio grave e in alcuni casi con concorrente disabilità. Questa è stata anche una conseguenza dell’impatto economico del covid-19. Le mamme dei bambini malnutriti non sanno dove sbattere la testa per guadagnare anche solo 2,500 TZS al giorno (l’equivalente dei nostri 0,80 Euro) per sfamare i propri figli. Molte ONG hanno ridotto drasticamente le proprie attività e molte hanno chiuso i progetti, perché purtroppo l’impatto economico è stato devastante per tutti. Siamo rimasti in pochi ad operare e a continuare le attività di aiuto e supporto alla comunità.
La nostra nutrizionista e infermiera non si sono mai fermate in questi mesi; con costanza e dedizione, effettuano quotidianamente le visite domiciliari per controllare lo stato di salute dei bambini e le condizioni igienico-sanitarie delle abitazioni dei nostri beneficiari. Il Supporto alimentare attraverso pacchi alimentari bisettimanali è aumentato di unità e quantità.
In questi due mesi per noi i costi sono triplicati: il rifornimento settimanale di mascherine chirurgiche, guanti usa e getta, antibatterico, rimborso trasporto per spostamenti e voucher telefonici sono stati incrementati per tutto lo staff di Call Africa Tanzania per poter permettere a tutti di continuare ad operare in sicurezza e tutelare loro stessi e i nostri beneficiari.
Non sappiamo ancora quanto tutto questo durerà, se i contagi aumenteranno, se la situazione sociale peggiorerà.
Per ora sappiamo che tante persone hanno bisogno del nostro aiuto e noi continueremo a darglielo, a testa bassa ed imperterriti, ma oggi più che mai, abbiamo bisogno del tuo aiuto e del tuo supporto, per far fronte al crescente incremento economico che questo virus ci ha costretti ad affrontare.
Grazie
Alessia La Rosa e Paolo Brasili Coordinatori de L’Africa Chiama in Tanzania
Guarda la video-puntata con Alessia e Paolo da Iringa di “L’Africa Chiama On Air” con gli aggiornamenti dei progetti cliccando qui
Ecco ciò di cui abbiamo più urgentemente bisogno: