Articolo di Ambra, volontaria in Servizio Civile Universale Tanzania
Fin dalle prime volte in cui, 7 mesi fa, assieme alle nutrizioniste ho svolto le visite domiciliari del progetto Kipepeo, l’ho ritenuta uno dei momenti più forti ed emozionanti di questa mia esperienza in Tanzania. Durante le visite abbiamo l’opportunità e, a mio avviso la fortuna, di entrare nelle case delle famiglie beneficiarie e quindi di poter conoscere il loro modo di vivere, gli spazi e le abitudini più intime e personali…
Per raggiungere i bimbi si cammina tanto e ci ritroviamo spesso ai confini della città in mezzo a un capo di mais, nel labirinto di vicoli dei quartieri di periferia o a “scalare” le colline di Iringa.
In ogni casa in cui entriamo siamo accolti calorosamente e dopo i vari saluti iniziamo a cucinare o a preparare gli ingredienti per i pasti, le nutrizioniste fanno qualche domanda per capire se le mamme ricordano le istruzioni date e si chiariscono i loro dubbi su nutrizione, igiene o salute. Le situazioni familiari che incontriamo solo molto diverse tra di solo, dalla madre sola che vive con quattro figli in una stanza alla famiglia più agiata con una casetta indipendente e un business avviato, ma ognuno ha le proprie esigenze in quanto non sempre il problema è legato ad una questione economica, a volte si tratta di scarsa educazione e informazione.
Ciò che ho notato e che le madri hanno in comune è la profonda solidarietà tra loro, fra vicine di casa si aiutano reciprocamente in ogni aspetto della vita, dall’accudire i figli, al cucinare il pasto, al lavorare la terra, anche perché spesso il padre dei bambini non è presente.Ovviamente non tutte le situazioni sono delle più rosee, capita di andare ad una home visit e trovare la madre o il padre vistosamente ubriachi, l’alcool è infatti un grosso problema che dilagata nei quartieri più poveri della città, dove sicuramente la vita è più difficile ed è più facile spendere qualche soldo per anestetizzarsi e non pensare, piuttosto che doverla affrontare.
Ma a prescindere dalla situazione che troviamo, ogni mamma e ogni bambino che ho avuto la fortuna di conoscere mi ha insegnato qualcosa di questo paese, o meglio, di questa città così diversa dalla mia piccola realtà italiana, che mi porterò gelosamente dietro.
È proprio questo uno dei miei obiettivi di questa esperienza: la conoscenza di questa cultura così lontana e diversa dalla mia, la comprensione e perché no, l’assimilazione delle usanze, delle tradizioni e del modo di vivere e di pensare. Poter entrare fisicamente nelle case, osservare la vita quotidiana che si svolge nelle strade, nei quartieri, sentire e percepire le differenze per poi scoprire che in realtà siamo simili più di quel che pensiamo, è per me un grande privilegio.
L’unica conclusione è che solo mettendosi in gioco e andando incontro ad ostacoli e difficoltà, uscendo dalla propria confort zone e dalla propria bolla di sicurezza, che si scopre poi la propria forza interiore e le bellezze del mondo circostante, il valore delle persone, ciò che hanno da darti e ciò che tu hai da dare a loro
Ambra Gennari volontaria in servizio civile unviversale in Africa (Iringa-Tanzania)
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