Articolo di Aurora Bertulli, volontaria in servizio civile universale in Tanzania
C’era una volta una casa, una stanza ed un letto.
La furia del vento scuoteva i panni stesi.
C’era una signora gentile, aveva le treccine raccolte in uno chignon ed il viso un po’ stanco. Ogni giorno andava al mercato, barattava cocomeri in cambio di soldi color verde speranza, li tagliava a fette e poi li posizionava in un cesto, ordinava bene ogni spicchio di ottimismo per poi avvolgere i capelli con una sciarpa rosa antico, posava il cesto di vimini sul capo ed iniziava a camminare. Sperava in un domani migliore, ogni passo era sudore e battaglie, sperava di vincere angosce e dolori. Tornava a casa solo quando il buio prendeva il sopravvento sulla luce del sole, su quel giallo speranza. Enormi boati suonavano nel silenzio vuoto dei pensieri. Rincorsa dal buio che la sopraffaceva, gridava urla inesistenti, donava i cocomeri avanzati e si ripuliva della rabbia inesplosa. Domani sarà come oggi e come ieri, si sentiva così umana, in balia del destino.
C’era una volta una grande scuola, alcune stanze ed un piccolo ufficio.
Non ospitava molti studenti. Nel cortile vi erano solo alberi che si specchiavano sulle proprie ombre.
Far studiare i bambini era solo una perdita di tempo per dei genitori ignoranti a cui nessuno aveva mai proposto un libro, ma solo cocomeri per le vie del mercato.
Le famiglie avevano bisogno di piccoli uomini che lavoravano nei campi e donne di sei anni che recitavano la parte delle mamme indaffarate, o molto spesso, ubriache.
Ma i bambini, di notte, sotto a coperte di stracci tenuti insieme da filamenti di sogni, la immaginavano quella struttura, sognavano una grande scuola, alcune stanze ed un piccolo ufficio.
Finti sorrisi contrastavano lacrime reali.
Sognavano libri, lavagne e un preside buono. Sognavano un cortile color verde smeraldo in cui correre, potersi riposare all’ombra di grandi alberi ed un’aula dalle pareti rosa pastello in cui imparare.
C’era una volta una scuola, un’assenza ingombrante. Un silenzio assordante.
C’era una casa, un letto, sogni pesanti per giovani menti, urla silenziose e occhi bramanti.
C’era una volta un piccolo ufficio in una grande scuola, dentro l’ufficio, c’era un preside buono, con una fredda passione per l’insegnamento. Sentì parlare di un’associazione, un progetto, un’idea. C’era una volta un preside, un po’ egoista ma con fini gentili, aveva bisogno di più bambini nella sua scuola, voleva un cambiamento. Giocava a nascondino con la conoscenza, cercando quella cosa per cui dei genitori ignoranti avrebbero scelto i libri piuttosto che i cocomeri.
C’era poi una piccola associazione che aveva un sogno grande, dare un futuro alle giovani menti. Poter garantire l’istruzione a più bambini possibile. Così decisero di aprire una mensa nelle scuole primarie. Tre pasti sicuri a settimana per ogni bambino che frequentava la scuola. Il primo giorno della settimana, lasciavano mais e fagioli nei cortili.
Era Natale ogni lunedì mattina.
Il preside buono desiderava più bambini e così volle la mensa come incentivo, la piccola associazione aveva bisogno di dipendenti così volle la signora gentile per cucinare,
la signora gentile voleva aiutare e così divenne cuoca nella mensa dell’associazione che il preside aveva chiesto per la sua scuola.
C’era una volta un cortile dove la vita scorreva piano. C’erano mattine piene di fumo. C’erano pentoloni colmi di un futuro. C’era una scuola con il triplo dei bambini. I sorrisi, i piatti vuoti e le bocche piene. C’erano i loro sogni lontani, che pian piano si avvicinavano alla realtà.
C’era una volta, alle prime luci dell’alba, per strade sterrate di villaggi lontani, una cuoca gentile con il capo coperto da una Toque Blanche ed il viso sereno.
Cucinava sogni e nutriva generazioni.
Si immergeva in un’onda di fumo sino a che le lacrime non le inumidivano il volto.
Sulle guance scendevano gocce di umiltà. Con le mani spostava carbone ed il calore non la scalfiva.
Quando grattava via lo sporco dai pentoloni, riportava lucida la speranza che aveva trascinato con sé sino a quel momento.
Il domani non era affatto come lo ieri, la signora gentile aveva aggiunto alla sua forza, quella delle onde che trascinano i relitti e fan suonare le conchiglie, a ritmo di poesia.
C’era una volta una grande scuola, stimata da ogni famiglia. Le classi erano colme di idee sedute al proprio banco e nel cortile correvano sorrisi.
Un po’ più in la c’era un preside, un viso soddisfatto e una cravatta sporca di mais.
Ci sarà un giorno in un cui il vento farà volare via quella sciarpa rosa antico, ed ogni dubbio verrà scoperto, tutti si accorgeranno che quaggiù, Babbo Natale, ha un cappello da cuoca e un mestolo tra le mani.
Articolo di Aurora, volontaria in servzio civile universale ad Iringa
È stato pubblicato il 14 dicembre il Bando 2021 per la selezione di 56.205 giovani da impegnare nel Servizio Civile Universale. Nell’attuale bando L’Africa Chiama è presente con 4 progetti:1 in Italia e 3 all’estero, in Kenya, Tanzania e Zambia, per un totale di 9 posti destinati ai giovani tra i 18 e 29 anni d’età. Per saperne di più, clicca qui.