Lo scorso febbraio è iniziato un nuovo e ambizioso progetto “Disabilità e sicurezza alimentare” finanziato dall’8×1000 della Chiesa Valdese che durerà un anno. Uno degli obiettivi del progetto, tra gli altri, è quello di migliorare il livello di sicurezza alimentare de* bambin* con disabilità a Kanyama attraverso percorsi di formazione e di sensibilizzazione indirizzati a figure chiave nella crescita del bambino. A questo proposito, nel mese di aprile i notri operatori hanno condotto un training indirizzato alle famiglie e caregivers di bambin* con disabilità su corretta alimentazione, igiene e dimostrazione pratica di esercizi di fisioterapia.
Il training è durato tre settimane e si è svolto al Centro di Fisioterapia dello Shalom Centre e nei 6 Focal Points con cui collaboriamo per il programma di fisioterapia e ha raggiunto 122 caregivers. I/le partecipanti sono rimast* molto entusiast* e soddisfatt* di avere appreso nuove nozioni e di avere rafforzato le loro conoscenze pratiche e teoriche.
I training rappresentano spesso anche un momento di confronto tra i partecipanti, di awareness e di sensibilizzazione sulle tematiche che vengono affrontate.
La giornata che mi ha colpito maggiormente è stata quella trascorsa al Focal Point di St.Maurice. Durante l’occasione ho conosciuto una mamma che con il suo bambino stava partecipando al training. Lei è Naomi, avrà poco più di trent’anni. Una grande donna e una mamma molto premurosa. Una mamma che non si cura soltanto che il suo bambino possa ricevere una corretta nutrizione ed igiene, ma che si senta anche amato ed incluso nella società. E per far sì che questo accada, come ha sottolineato lei, non può essere la sola a crederci. È proprio vero che per far crescere un bambino ci vuole un’intera comunità.
Durante il training, i/le partecipanti sono stat* divis* in due gruppi e sono stat* invitat* a discutere su quelle che possono essere le possibili cause e conseguenze della disabilità.
Naomi si è offerta volontaria per esporre il lavoro del suo gruppo.
E il suo discorso per me è stato fonte di ispirazione:
“Prima di tutto dobbiamo accettare che nostro/a figlio/a ha una disabilità, così possiamo amarlo/a incondizionatamente.”
Ha iniziato così e ha continuato dicendo che tutta la sua famiglia viene coinvolta nella cura di M. e che non può e non deve essere lei la sola a farlo. Ci ha raccontato che quando chiama per nome un altro/a figlio/a, vuole che lui/lei si avvicini anche a M., così che lui possa associare il viso al nome di suo fratello o sua sorella anche se non riesce a parlare. Ha invitato poi le altre donne a non sentirsi sole e ha concluso dicendo che avere un figlio con disabilità deve essere visto come una benedizione, come un regalo.
Per me Naomi è l’esempio di forza e di empowerment. Grazie al suo discorso, altre mamme o caregivers hanno preso parola e posto domande. Hanno esposto i loro dubbi, perplessità e curiosità. Spesso le famiglie, e soprattutto le mamme o caregiver donne, di bambin* con disabilità sono lasciate sole, con diversi figli a carico e altre mansioni da svolgere. Spesso sono le sole a prendersi cura dei propri figli.
Sono convinta che grazie a Naomi, quel giorno, anche chi di solito si sente sola, abbia sentito quanto possa valere la forza di un gruppo e di un confronto.
Ylenia Lazzarini – cooperante a Lusaka (Zambia)
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