Ogni giovedì ore 13 nell’aula di fisioterapia dello Shalom Centre in Kanyama (Lusaka) si tiene la lezione di “Inclusive Judo”, tra gli studenti della Shalom School.
Perché inclusivo? Uno degli obiettivi principali dell’Africa Chiama è quello di offrire a tutti i bambini e le bambine, con e senza disabilità, le stesse opportunità senza fare distinzioni. Uno dei metodi utilizzati a Shalom è proprio quello di creare inclusività attraverso lo sport, dal momento che esso aiuta tanto le persone ad aprirsi e a relazionarsi con gli altri.
Questo è il motivo per cui sono importanti le attività sportive al centro, perché danno la possibilità agli studenti di conoscersi meglio, lavorare insieme, fare squadra ed eliminare le barriere spesso innalzate quando si percepiscono delle differenze tra le persone, soprattutto quando si parla di disabilità, tutt’oggi etichettata in Zambia, ma anche nella maggior parte dei paesi del mondo, come una malattia che non può essere curata e che dunque porta le persone ad essere identificate come “diverse” e soprattutto ad essere escluse dalla quotidianità perché ritenute non in grado di affrontare ciò che invece può affrontare chi non ha una disabilità.
Andrew Phiri, coach di judo allo Shalom Centre, ci racconta: “Judo non è soltanto uno sport, è piuttosto prendersi cura gli uni degli altri, aiuta ad aprirsi alle relazioni, a trovare delle passioni e dei punti in comune”. Dice: “Adoro insegnare perché judo è la mia passione e non faccio differenze tra persone con o senza disabilità, i miei allievi sono tutti uguali” […] “Non scegliamo come nascere ma scegliamo come vivere, e vivere senza pregiudizi è la strada migliore da percorrere…”.
Andrew ha 24 anni e pratica judo da circa 10, ha iniziato ad insegnare nel 2019 e da Gennaio 2022 è stato scelto come coach di “Inclusive Judo” al centro Shalom in Kanyama. Prima d’ora non aveva mai lavorato nell’ambito dell’inclusione, dunque non aveva molta esperienza con persone con disabilità, tuttavia si è messo in gioco ed oggi, sebbene durante tutta la lezione viene supportato da Mutimba Mukuka, insegnante di sign language a Shalom, ha imparato le basi della lingua dei segni.
Si è sempre detto che lo sport apre la mente e fa percepire ciò che altri non riescono a vedere, ma soprattutto permette di capire che non bisogna considerare la disabilità come un limite, a volte si nasce con una disabilità, ma a volte la disabilità è dovuta anche a determinate condizioni ambientali o situazioni improvvise, non per questo ci si deve arrendere, tutti hanno il diritto di vivere, e soprattutto di farlo come meglio desiderano senza essere discriminati, qualunque sia il motivo; ma soprattutto tutti hanno il diritto di “FARE”, la disabilità non è qualcosa che ti può fermare e il corso di judo inclusivo è la prova che tutti possono avere le stesse possibilità.
Articolo di Federica Cordova, volontaria in servizio civile a Lusaka (Zambia)
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