Articolo di Eleonora Boschi, volontaria in Servizio Civile Universale in Tanzania
Il programma Kipepeo rientra nel progetto Step by step finanziato dall’ 8×1000 della della Chiesa Valdese.
Kipepeo in Swahili significa farfalla. Quale nome più speranzoso poteva essere scelto per un programma che si occupa di bambini con problemi di malnutrizione?
Il programma Kipepeo racchiude al suo interno il desiderio di dare una nuova opportunità a tutti i bambini e alle loro mamme che per un periodo della loro vita accompagniamo nella rinascita, vuole insegnare loro a compiere una metamorfosi durante la quale sono seguiti passo passo dalle nostre nutrizioniste e dopo la quale si spera che possano intraprendere un nuovo cammino.
La bellezza del progetto Kipepeo è proprio questa: è un percorso che viene vissuto fianco a fianco fra le nutrizioniste, i bambini e le loro famiglie, e quando si giunge al termine è sempre una grande emozione per tutti quanti; saper di aver donato una vita migliore, più sana e più stabile a un piccolo bambino e alla sua famiglia è una fonte di gioia non solo per lui, ma anche per tutto lo staff che l’ha accuratamente accompagnato in questo viaggio.
Il mese di Ottobre 2023 è stato uno di quelli che ha regalato tante soddisfazioni alle nutrizioniste del programma: 5 bambini sono stati dismessi dopo un lungo percorso all’interno del progetto perché sono usciti dalla fase di malnutrizione e hanno raggiunto un peso conforme alla loro età.
Fra di loro c’è una bellissima bambina, che chiameremo col nome inventato Blessy per tutelare la sua privacy, che oggi ha quasi tre anni. Blessy è entrata a far parte del programma grazie alla segnalazione da parte dei Community Health Volonteers, che quando si sono resi conto della situazione critica della bambina, hanno consigliato alla sua mamma di rivolgersi alla nostra associazione.
La prima cosa che viene fatta ogni volta che una nuova bambina o un nuovo bambino iniziano il percorso all’interno del Kipepeo è l’assessment con le nutrizioniste, le quali oltre a pesare e misurare la piccola o il piccolo e stabilire il livello di malnutrizione, analizzano le fasi di sviluppo che molto spesso hanno un ritardo a causa della malnutrizione, e anche la situazione economico-sociale dell’intera famiglia.
Come accade molto spesso con i bambini del Kipepeo, Blessy vive da sola con la giovane mamma che non lavora. Quando è arrivata da noi, Blessy aveva un anno e mezzo, pesava 7 kg e il MUAC (la misurazione della circonferenza del braccio utilizzata dai medici per valutare lo stato di salute dei bambini) era 11.5 cm, soglia sotto la quale si parla di malnutrizione acuta.
Una bambina di un anno e mezzo con uno stato di salute normo-tipico dovrebbe essere in grado di camminare, parlare e riuscire a stare seduta da sola. Il prolungato stato di malnutrizione di Blessy nei mesi che hanno preceduto il suo arrivo al nostro centro hanno provocato un ritardo nelle sue fasi di sviluppo, all’arrivo a Call Africa, Blessy non riusciva ancora a camminare né a restare seduta da sola.
La malnutrizione, quando raggiunge la fase acuta, rappresenta una minaccia molto seria per bambine e bambini in fase di sviluppo. Fortunatamente, non sempre si raggiunge un punto di non ritorno. Se le cause di malnutrizione vengono individuate in tempo e si interviene tempestivamente, c’è un margine di miglioramento molto ampio e Blessy rientra fra quei bambini che hanno avuto la possibilità di rinascere.
Dopo un anno e mezzo dal suo arrivo a Call Africa Tanzania, dopo un percorso che non è sempre stato lineare e che ha avuto i suoi momenti di ricaduta, Blessy oggi ha raggiunto un peso di 15 kg e una misurazione del MUAC di 14 cm. Il colore è finalmente passato da rosso a verde, la metamorfosi è completa: Blessy e la sua mamma possono tornare a volare, questa volta con un po’ più di forza in più e con la consapevolezza che adesso non sono sole.
Il programma Kipepo fa parte del progetto Step by step finanziato dall’ 8×1000 della Chiesa Valdese. Il progetto interviene per innalzare il livello di sicurezza alimentare di alunne e alunni delle scuole coinvolte e prevenire casi di malnutrizione acuta attraverso percorsi di affiancamento e di supporto nutrizionale.
Articolo di Eleonora, volontaria SCU ad Iringa (Tanzania)
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