Elisabetta Garuti, coordinatrice Progetto Rainbow, ci scrive al ritorno del suo ultimo viaggio ( 25 luglio – 6 agosto 2004) in Zambia
Sono appena tornata dallo Zambia, e come al solito, in me si agitano sentimenti contrastanti. Da un lato mi colpiscono sempre il dolore e la disperazione che incontro, dall’altro mi conforta la gioia che, almeno per quello che possiamo, noi di Rainbow e voi di l’AFRICA CHIAMA, tutti noi insieme, famiglia unita di fronte al Signore, non li lasciamo soli e cerchiamo di fare del nostro meglio per questi bambini colpiti da un flagello tanto silenzioso quanto devastante.
Ho visitato i 16 Centri Nutrizionali (Northrise, Baluba, Kaloko, Kawama, ChifuboLend e Hand, Chifubo, Thindwa, Kanyala, Kabushi, Nyeneshi, Kantolomba, Pamodzi, Chimemwe, Pope John XXIII, Chipata, Kitwe, Ipusukilo, kitwe Rainbow Prudence).I bambini con le nonne, le madri vedove, spesso già ammalate, gli occhi della fame, gli occhi di coloro che aspettano un aiuto per non morire, per non scomparire nel nulla. Volti di chi non ha neanche il diritto di essere ricordato.
Vorremmo il prossimo anno aumentare lo standard qualitativo del cibo distribuito nei centri. Parlandone con gli operatori zambiani di Rainbow, e con l’aiuto della Dottoressa Cristina Fazzi, pensiamo di determinare un numero fisso di bambini per ogni centro e dare loro il massimo di contenuto calorico e proteico possibile. Non sarà facile. Molti operatori mi hanno posto questa domanda. Se il numero è fisso come facciamo a dire di no agli altri bambini che bussano alla nostra porta chiedendo aiuto? Cercheremo quindi, con l’aiuto del Signore, di fare una mediazione fra il bisogno di aumentare lo standard e la necessità di non dire di no a chi ha lo stesso diritto alla vita di tutti noi.
Ho poi visitato le 4 Case di Accoglienza (Nazareth Home, Umukolanfula, Gospel Mission, Ubumi) per bambini di strada. L’ultima volta le avevo viste il febbraio scorso, e mi sono trovata di fronte ad una spiacevole sorpresa: l’età dei bambini accolti è diminuita sensibilmente. Ho visto bambini di 4 o 5 anni trovati che dormivano al mercato, tra l’altro in una zona molto pericolosa. E come sempre da un lato mi ha preso lo sgomento, e dall’altro la gioia di vederli affidati alle cure dei responsabili delle case, di vederli cantare e ballare in nostro onore, di vederli frequentare la scuola, di vederli, insomma, ritornati alla vita.
La nuova responsabile irlandese della Nazareth e dell’UCC è molto brava. Lavora instancabilmente per reinserire i bambini nelle loro famiglie di origine e li va a cercare in strada di notte anche nelle zone più buie e pericolose. Le case sono tenute in maniera impeccabile e danno davvero ai bambini un ambiente accogliente e famigliare.
Si è poi scatenato un furioso torneo di calcio fra le varie squadre dei bambini di strada che sfidano chiunque si azzardi a mettere in discussione la loro bravura.
Vorrei tanto che poteste sentire un canto di augurio dei nostri e vostri ragazzi, che poteste guardarli negli occhi e vedere il loro sorriso. Sarebbe il migliore augurio…anzi…è il migliore augurio che vi porto da un posto che è tanto lontano, ma da parte dei ragazzi e dei bambini che ci sono così tanto vicini da scaldarci il cuore.
Grazie.
Elisabetta Garuti, coordinatrice del Progetto Rainbow
Rimini 30 Agosto 2004