La lettera di GianPaolo volontario a Soweto in Kenya.
Il tempo non è dei migliori. Stanotte ha piovuto molto e le pozzanghere per terra formano figure strane e divertenti. Alcuni piccoli passeri rossi si sono svegliati prima di noi e posati ai bordi delle lamiere bagnate e arrugginite, si guardano cinguettando. Altri uccellacci enormi e col becco gigante volano bassi, quasi a perlustrare la zona. E’ un altro nuovo giorno che sta iniziando per tutti. Si respira un’aria umida, ma le nuvole scure se ne stanno andando, lasciando il posto ad un cielo più sereno e azzurro.
Mancano solo due giorni a Natale, ma se ci si guarda intorno non vi sono nè buoi nè asinelli a scaldare la grotta. Manca l’odore del muschio e non vi sono angioletti con i boccoli biondi che cantano “alleluja”. Gli alberi sono spogli di luci e palline colorate. I doni non sono infiocchettati con la carta rossa e le foglie di pungitopo. Ma allora che Natale è?
Sicuramente non è quello del consumismo e del Babbo Natale vecchio e grasso che fa fatica a scendere dal camino. E’ solo un Natale diverso. Le donne fin dal primo mattino si sono messe in cammino per andare da Soweto fino ad una struttura poco distante per ricevere il loro pacco-dono natalizio. Si sono armate di pazienza, tipica africana, e di speranza. In quest’ ultimo periodo alcune persone hanno visitato gli abitanti della baraccopoli casa per casa ed in base alla situazione familiare hanno stabilito chi necessita di più aiuto. I loro nomi sono stati scritti uno dopo l’altro in vari fogli, alcuni un po’ spiegazzati, altri ingialliti. E se prima non avresti voluto essere tra queste persone, perchè più povere, bhè…oggi sì, perchè proprio a loro viene data la priorità nel ricevere qualcosa. Così in mattinata fuori dal cancello principale della casa cominciano ad arrivare tutti. E quando qui arrivano tutti, significa proprio tutti!
Bambini che con le loro magliette a brandelli ti guardano con occhi grandi e scuri. Anziani con volti scavati e profondi si siedono in attesa. Le mamme giovanissime con bandane colorate tengono per mano i loro piccoli tesori. Ragazzi di strada e uomini ubriachi provano a farsi largo tra la folla, ma nessuno vuole perdere il proprio posto. Quando si inizia la distribuzione il momento è delicato. Varie persone riconosciute come “capi” di varie zone della baraccopoli chiamano i primi nomi delle loro liste. Persone al cancello mantengono l’ordine per una giusta distribuzione. Coloro che sono stati chiamati entrano e nei loro volti si legge già la contentezza. Ma non sono persone comuni…sono coloro che tutti i giorni bussano alla porta della nostra baracca e ci rendono partecipi della loro vita, delle loro necessità e dei loro sorrisi. E te le ritrovi lì, loro a chiedere e tu a dare. Ieri chiacchieravi volentieri con loro e li chiamavi fratelli ed ora eccoli lì, dall’altra parte del cancello. Noi bianchi non riusciremo mai ad essere al loro pari.
A scaglioni di 10 ricevono 4 kg di farina, 1 kg di grasso per cucinare, 1 kg di zucchero ed un pacchetto di foglie di thè. Mettono tutto in sacchetti e se lo caricano sulle spalle, ormai forti ed abituate a portare kg e kg di cose. Uscendo formano lunghe file e molti, passandomi vicino, mi dicono “Asante sana” che in lingua swahili significa “grazie”. Non so come rispondere loro, perchè non è me che devono ringraziare. Noi volontari abbiamo organizzato insieme ad una 15ina di kenyoti questa distribuzione, ma se non ci fosse stato l’aiuto di voi non si sarebbe potuto fare nulla. Allora giro a voi questo “grazie”, ma quello che più mi dispiace è che non avete potuto avere la fortuna di leggerlo nei loro visi, non avete potuto incrociare i loro sguardi e sentire la loro voce nel pronunciare quelle parole.
Ora, è calata la notte e provo ad immaginare quel che sta succedendo nelle loro piccole case. I sacchetti sono già stati aperti, le fiaccole di paraffina li illuminano e tutta la famiglia riunita attorno al fornello a carbone aspetta il lento cuocersi del cenone, che nessuno terrà per il giorno di Natale, ma che già ora profuma la stanza. Chissà cosa staranno facendo…ci sarà chi sta mangiando avidamente, chi poco a poco assapora il gusto del cibo, chi prega Dio prima di dividere il tutto nei piatti dei figli, e chi si chiede “perchè” non può essere così tutti i giorni.
Io ringrazio coloro che hanno potuto rendermi colorata questa giornata e ringrazio anche Dio che mi ha dato l’opportunità di vivere queste fortune.
E se il tempo oggi non era dei migliori…bhè, la giornata proprio sì!
GiamPaolo Chiecchi – Casco Bianco a Soweto (Kenya)
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