A SCUOLA NELLE BARACCOPOLI
Pubblichiamo di seguito l’articolo apparso su L’Espresso nell’ambito del Dossier “Speciale Cooperazione” a cura di Stefano Valentino e Silvio Nocera
E’ un pullulare di baraccopoli, i cosiddetti slums, la periferia di Nairobi, Kenya, dove ogni giorno si lotta contro la fame, la sete, la povertà e le malattie. Un inferno di lamiere e immondizia in cui vivono centinaia di poveri diavoli. Sono la fame e la siccita’ in Kenya a mietere ogni giorno centinaia di vittime innocenti, di cui la maggior parte sono bambini. Secondo un recente rapporto ONU, portato a termine assieme al governo kenyano, 500 bambini muoiono di stenti. Secondo un rapporto del Gruppo della Sicurezza alimentare in Kenya ““il numero degli abitanti delle baraccopoli che per queste ragioni non avrà abbastanza cibo è fra i 3,5 e i 4,1 milioni, rispetto ai 3 milioni del 2007. Senza un sostegno esterno, 1 milione 380mila abitanti delle aree rurali non sarà in grado di procurarsi nemmeno il minimo indispensabile”.
E’ qui, nello slum si Soweto, che “L’Africa Chiama”, un’organizzazione umanitaria italiana, formata da un gruppo di famiglie aperte all’accoglienza e alla condivisione, porta avanti un progetto per il sostegno di asili nido che viene fiananziato ogni anno “da quattro anni a questa parte – sppiega una volontaria – a volte attraverso fondi pubblici, ma spesso anceh grazie alle donazioni private, come è successo quest’anno”.
Il progetto ha come obiettivo quello di migliorare la condizione dei bambini compresi in una fascia di età che va da 1 a 3 anni e quella delle proprie famiglie, con particolare riguardo alle madri. E non perché i genitori non se ne vogliano occupare, ma perché altrimenti sono impossibilitati a cercare lavoro. Attualmente il progetto segue 60 bambini dal lunedì al venerdì e fornisce loro tre pasti al giorno: colazione (latte e porrige) pranzo (pasti variabili secondo una dieta equilibrata) e una merenda (frutta). “Cosi riusciamo a prendere sue piccioni con una fava: assistere la comunità mettendo su una rete di protezione sociale per l’infanzia e dando una mano nel contrasto alla malnutrizione”, spiega un altro operatore.
Dal momento dell’iscrizione il bambino viene regolarmente pesato: un monitoraggio che ha permesso di valutare i risultati reali apportati dall’iniziativa. Tutti i piccoli accolti hanno acquistato peso, condizione essenziale per migliorare il proprio stato di salute e le capacità di apprendimento. Perché è necessario indirizzarli verso l’istruzione, verso la scuola materna attraverso attraverso momenti ricreativi e di gioco durante tutto l’arco della giornata. L’equipe del progetto è formata da 6 insegnanti, 4 operatrici e 2 cuoche ed è prevista la figura di un responsabile, l’operatore Rainbow, che ha il compito di coordinare le attività dell’asilo e di gestire la selezione dei bambini e il rapporto con le relative madri alle quali si cerca di spiegare quanto sia importante attendere a dei corsi di formazione o andare a cercare lavoro una volta affidati i bambini alle strutture di accoglienza.
“Soweto è considerato il fiore all’occhiello degli slum del Kenya – racconta un volontario -. Con una popolazione di novemila abitanti è la più piccola baraccopoli di questo vastissimo paese. Le strade sono larghe non più di due metri e sono fatte di terra argillosa.
Questo significa che con le piogge la terra diventa una lingua di sabbie mobili che ti fanno sprofondare fino al ginocchio, e se non hai la fortuna di poterti comprare delle scarpe rischi che ti si infili sotto le unghie dei piedi un verme detto giga che porta un’infezione dolorosissima e difficile da curare. Partendo dal Centro Sociale, la struttura costruita dalla nostra organizzazione per accogliere ragazzi di strada, si costeggia un lago artificiale dove confluiscono le feci dei fortunati abitanti che hanno un bagno in casa e l’acqua per lo scarico e gli scarti chimici della vicina “choice farm”, una macelleria che produce carne di maiale”.
Ma è subito dopo che si presenta il vero panorama della baraccopoli: “Una distesa di compound di lamiera zincata tenuti su da legni fradici. Quando l’estate africana colpisce con tutta la sua violenza le lamiere rimangono incandescenti fino a sera quando la frescura rinfranca un po’ gli animi, giusto il tempo di vedere la prima zanzara che vola, avvisaglia dell’imminente arrivo di altre migliaia di esse”. A Soweto tuttavia non manca la speranza né la ritualità della vita quotidiana di famiglie che, nonostante gli stenti e le difficoltà si fanno forza e vanno avanti sostenute dalla presenza delle organizzazioni umanitarie.
a cura di Stefano Valentino e Silvio Nocera