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Testimonianza di Sara

LA MIA SOWETO

Ho cercato d’imprimere tutte quelle immagini negli occhi. Le ho volute incidere sulla pelle e dentro lo sguardo, per non dimenticare più. Per sempre.

E allora, come un attento scultore, ho levigato i ricordi con dolcezza e con decisione ho scavato fino alle profonde insenature dei miei pensieri con la speranza e la cura di chi intende riprodurre un quadro il più possibile reale e concreto di tutto ciò che ho avuto il privilegio, anche solo d’intravvedere. Così ho ripercorso lentamente ogni momento, fino a perdermi dentro quelle mani, in mezzo a quei sapori forti e lontani. Mi sono lasciata travolgere dal turbinio di voci e suoni che ancora ho nelle orecchie, da sguardi profondi, delicati e silenziosi, che porto ormai addosso, pieni di tutto il dolore e la pace che c’è.

Musiche in lontananza annunciano un tramonto in festa, canti e danze si fondono insieme, costellati da un cielo di luci fioche e armoniche.

“Pole, pole” mentre un gallo canta annunciando l’arrivo di un nuovo giorno e una mucca poco lontana lo asseconda. Il suono dei due si fonde diventando scorrevole sem melodico, quasi volessero espandere un proprio, personalissimo, naturale inno alla vita, coraggioso e fermo, deciso e ruggente, un monito a tutti coloro che hanno smesso di lottare, un grido a non mollare, a rimanere vigili, senza abbattersi; anche quando quel che hai non è che il panno legato addosso, privo d’ogni ornamento e i tuoi occhi sono vuoti e spenti come due candele la cui miccia è divenuta troppo corta e consumata per poter provare a riaccendersi.

Poco più in là, bambini urlano e ridono, in mano hanno ruote di biciclette, il giocattolo per eccellenza, le fanno girare su se stesse e correndo, volano via, mentre una polvere rosso mattone li divora e li fa sparire. Ah, dolce polvere infuocata!

Mi hai consumato le scarpe e annebbiato la vista, impolverato i vestiti d’un manto che non si cancella. Hai lasciato tracce di dolori indelebili e macchie di sporco. I miei capelli sono caldi e pesanti, le mie mani sudate e fiere.

Continuo ad annusare la mia Soweto … a cercarla per non spegnerla in qualche angolo distratto della mente e con il cuore sono ancora in mezzo a quelle baracche, tra quei profumi che si mescolano all’odore di sporcizia e letame. E ogni giorno respiro con più forza ancora anche per chi non ha abbastanza fiato per farsi valere e rispettare.

Sara Sintini

Nairobi (Kenya) Ottobre 2010

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