Articolo di Sarah volontaria in Africa (servizio civile Tanzania)
La fonte di sostentamento principale nella provincia di Iringa è il lavoro agricolo, infatti, prima di arrivare in città non si possono non notare ai fianchi della strada campi di mais e di girasole, mucche, polli, alberi di mango e papaya, venditori di cipolle, pomodori, cetrioli e frutta di tutti i tipi ad ogni angolo.
Questa immagine, in cui il cibo la fa da padrone anche a livello paesaggistico, a primo impatto sembra cozzare con un problema molto radicato nel paese, la malnutrizione. Nonostante l’abbondanza di cibo, infatti, la malnutrizione coinvolge un numero elevato di bambini ed il motivo è spesso legato alla scarsa educazione in tema alimentare. Lo svezzamento infatti avviene nella maggior parte dei casi attraverso una pappa fatta di farina e acqua e quindi con scarsissimi apporti nutritivi, mentre il piatto più diffuso è l’ugali, una polenta di farina di mais, che, soprattutto per la parte più povera della popolazione viene spesso accompagnata solamente da delle verdure cotte, che non contengono neanche in questo caso, i nutrienti necessari ad una corretta crescita del bambino.
In questo contesto si inserisce il progetto Kipepeo de L’Africa Chiama, che ha come obiettivo quello di fornire educazione alimentare ed igienico sanitaria e di supportare i bambini malnutriti dai 0 ai 5 anni e le loro famiglie per poter superare lo stato di malnutrizione.
Una delle attività più belle del Kipepeo sono le visite domiciliari o majumbani, che ti permettono per qualche ora di entrare nelle case delle mamme e dei loro bambini per poter comprendere una parte della loro quotidianità. L’area di intervento si estende in tutto il comune di Iringa ed in una sola giornata si toccano spesso aree molto diverse, prendendo diversi mezzi di trasporto locali come i dala dala, i bajaji o le moto, qui chiamati piki piki.
L’obiettivo delle visite domiciliari è quello di supportare la mamma attraverso l’educazione alimentare e igienica, infatti, nelle ore che si passano insieme si collabora per preparare il pranzo al bambino attraverso una cooking demonstration, in cui la nutrizionista spiega alla mamma come preparare un pasto completo ed al contempo riesce a comprendere le difficoltà ed i limiti del contesto in cui vive il bambino; ad esempio, infatti, molte case non hanno accesso all’acqua corrente o la situazione economica della madre o della famiglia non consente di comprare alcuni alimenti importanti per il bambino.
Queste informazioni sono utili alla nutrizionista per poter personalizzare l’intervento alimentare ma anche per poter dare il supporto adeguato attraverso l’avvio ed il counselling sulle attività generatrici di reddito, affinché, una volta terminata la parte educativa, la mamma o la famiglia riescano a prendersi cura del bambino autonomamente.
Proprio attraverso le visite domiciliari, poche settimane fa siamo tornati a visitare Patricia, una bambina dimessa dal programma nutrizionale da poco. Patricia vive con la mamma e la sorella più grande a Kibwabwa, uno dei distretti di Iringa, per sostenere la famiglia la mamma produce e vende nel vicinato i Bagia, una tipica frittella di fagioli molto saporita e molto diffusa in Tanzania.
Durante la visita, oltre a verificare le condizioni di salute della bambina che continuano ad essere buone, abbiamo avuto modo di parlare con la mamma che ci ha confessato di avere delle difficoltà economiche in quanto da qualche tempo non riusciva più a lavorare perché le si era rotta la macchinetta usata per macinare i fagioli. Grazie anche al supporto di una delle volontarie che è venuta a visitare i progetti questo agosto, e che era con noi durante la visita a Mama Patricia ed è rimasta colpita dalla sua storia, siamo riusciti a contribuire all’acquisto dello strumento necessario per permettere a Mama Patricia di lavorare e prendersi cura delle sue figlie al meglio.
Sarah Bastianello, volontaria in servizio civile in Tanzania