Articolo di Ambra, volontaria in Servizio Civile Universale in Tanzania
Habari che letteralmente significa novità, è una delle tante forme di saluto che si possono usare in Kiswahili per chiedere come va, aggiungendo poi una specificazione come “Habari za nyumba?” – “Come va a casa?” o “Habari za kazi?” – “Come va il lavoro?”.
Tra le prime cose che abbiamo imparato qui in Tanzania ci sono di sicuro i saluti, che sono molto importanti e differenti. Ogni volta che si incontra un conoscente non si può evitare di scambiare tutta una serie di saluti e domande. Quando abbiamo iniziato a lavorare, andando nei vari Focal Point o alle mense scolastiche, mi sono resa conto dell’importanza che riveste quel primo momento. Momento che si dedica a salutare ed accogliere chi hai di fronte, in cui ci si ferma per dare attenzione e ascoltare veramente l’altro. Non è semplicemente un rituale, un atto distaccato a cui si è obbligati per cortesia, ma è un istante che permette di accorgersi della persona con cui interagiremo, in cui ci si deve prendere una pausa e non arrivare subito al punto, pensando solo a sé stessi e a ciò che dobbiamo dire, ma volto a stabilire una relazione, un contatto reale. Un altro saluto che mi affascina molto è shikamoo, che si rivolge a qualcuno più anziano, ad un superiore o a chiunque si voglia mostrare rispetto, (letteralmente significa “prendo i tuoi piedi”), a cui si risponde marahaba ed è di solito il saluto che ci rivolgono i bambini con cui lavoriamo o che incontriamo per strada. Accompagnato a shikamoo è usanza che il bambino poggi le mani sulla testa dall’adulto sempre come segno di rispetto, come una sorta di riverenza che, secondo me, riassume molto bene il rispetto che in questo paese tutti hanno verso i più anziani, i quali mantengono un ruolo importante all’interno della famiglia e della società perché viene riconosciuto loro il vero valore che hanno, in quanto portatori di sapere e saggezza. Questo è anche uno degli insegnamenti che voglio portare con me quando tornerò in Italia: rispettare e dare valore ad ogni singola persona, a qualunque età, cosa che nella nostra società ormai si è perso di vista lasciando il posto ad una mentalità che pone al primo posto la produttività dell’uomo. Voglio quindi portare con me il valore che ha l’incontro con l’altra persona, fin dal primo saluto, perché chiunque può donarci qualcosa, arricchirci trasmettendoci il proprio vissuto, soprattutto gli anziani. Bisogna solo ricordarsi di ascoltare davvero, dimenticandosi per qualche minuto sé stessi e le proprie preoccupazioni, per dedicarci a chi abbiamo di fronte.
Ambra Gennari volontaria in servizio civile unviversale in Africa (Iringa-Tanzania)
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