A distanza di ben 14 anni sono tornato per alcuni giorni a Kanyama, la più estesa baraccopoli di Lusaka (Zambia), con i suoi 400.000 abitanti ufficiali e probabilmente quasi il doppio reali, dove mi recai nel 2008 per la posa della prima pietra della nostra Shalom School.
In quella occasione accompagnavo Italo e fu bellissimo, oltre che molto istruttivo, vederlo in azione nei diversi contesti, dagli incontri un po’ più formali con le autorità (ambasciatore italiano, nunzio apostolico, sindaco di Lusaka) a quelli più spontanei e affettuosi con i beneficiari e gli operatori dei nostri progetti, dai quali Italo era considerato un vero e proprio padre.
Questa volta ho accompagnato Raffaella, che da Italo ha ereditato il meglio, ovvero la sobrietà, la capacità di relazionarsi con gli altri, la chiarezza del suo parlare, la propensione all’ascolto attento, il giusto equilibrio tra disponibilità, comprensione e fermezza.
Dopo tanto tempo ho ritrovato la stessa Kanyama, magari con qualche strada asfaltata e qualche abitazione in più, certamente con un centro Shalom diventato polivalente, decisamente ampliato e meravigliosamente rinnovato, una vera e propria oasi all’interno della baraccopoli.
L’osservazione, l’incontro e l’ascolto sono stati il comune denominatore di questi pochi giorni in Zambia. Con gli occhi ho cercato di fissare nella mia mente i luoghi, gli ambienti, i colori, gli sguardi, i movimenti. Ma è soprattutto all’ascolto che abbiamo dedicato la maggior parte del nostro tempo. Grazie al lavoro incessante di Raffaella, che ha deciso di incontrare singolarmente i responsabili dei diversi dipartimenti, ho avuto l’opportunità unica di ascoltare dalla loro viva voce la descrizione dettagliata delle tante attività condotte: sono stati colloqui di grande profondità e autenticità, nei quali sono emersi con forza l’impegno, la competenza, la dedizione, la passione, talvolta la preoccupazione, ma sempre la voglia di migliorare e di proseguire insieme questa splendida avventura.
Ho quindi visto e ascoltato tanto:
- ho visto un centro Shalom vero e proprio punto di riferimento per la comunità di Kanyama, mettendo a disposizione dei soggetti più vulnerabili servizi di straordinaria qualità, quali una scuola con 1.500 studenti, che accoglie oltre 70 alunni con disabilità, una clinica che eroga diversi servizi di assistenza sanitaria e un nuovo centro di maternità
- ho ascoltato dagli operatori del team di fisioterapia con quanta dedizione e competenza si prendono cura dei bambini disabili, nelle attività svolte sia all’interno che all’esterno del centro Shalom
- ho visto i loro occhi illuminarsi quando Raffaella gli ha consegnato una nuova sedia a rotelle per disabili, generosamente donata qualche giorno prima della nostra partenza da un centro ortopedico di Pesaro
- ho ascoltato la vice-ministra degli esteri, Marina Sereni, complimentarsi ripetutamente con Raffaella per quello che la nostra organizzazione sta facendo a Kanyama
- ho visto una clinica di maternità, nata dall’ultima delle tante intuizioni di Italo e oggi appena ultimata, assumere un aspetto sorprendentemente oltre ogni più ottimistica aspettativa
- ho ascoltato Raffaella rivolgersi agli alunni di una classe secondaria, invitandoli a custodire e prendersi cura della struttura e delle dotazioni della scuola come fossero un bene proprio e prezioso
- ho visto concretamente, nella presenza di personale governativo operante al fianco del personale della nostra associazione, cosa intendeva dire Italo quando diceva che non dobbiamo stare né davanti né dietro ai nostri beneficiari, ma al loro fianco
- ho ascoltato il personale dello staff locale darci suggerimenti, indicazioni, idee per far sì che si possa fare ancora di più e meglio
- ho visto, emozionandomi, lezioni tradotte simultaneamente con il linguaggio dei segni dall’insegnante di sostegno di 5 alunni sordomuti appartenenti ad una classe “inclusiva” della scuola secondaria
- ho ascoltato commosso un meraviglioso canto gospel che una ragazzina cieca ha voluto improvvisare e regalare a Raffaella e a me al termine delle lezioni
- ho visto dei meravigliosi tramonti su Kanyama
- ho visto e ascoltato questo e tanto altro, ma soprattutto e prima di tutto ho visto e ascoltato loro, i nostri bambini e ragazzi, con gli sguardi penetranti, i sorrisi irresistibili, gli abbracci avvolgenti.
Sono felice e grato perché il sogno di Italo continua e perché, una volta di più, ho avuto conferma che tutta la famiglia “L’Africa Chiama”, splendidamente guidata dalle nostre 3 wonder women (Teresa, Anita e Raffaella), ha saputo raccoglierne il testimone sulla scia del suo esempio, della sua lungimiranza e della sua caparbietà.
Michele Peroni, consigliere de L’Africa Chiama
Testimonianza di Michele Peroni 2008
Comunicato Stampa Kanyama 2008
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