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Il racconto di Chiara dopo la sua esperienza in Tanzania

Il mio viaggio inizia circa 2 anni fa; un periodo di insoddisfazione personale, la voglia di rendermi utile, il desiderio di scoprire qualcosa di nuovo ed esaudire il sogno di una vita. Come dice il proverbio africano  “Chi vuole sul serio una cosa trova una strada, gli altri una scusa“ …e io non avevo voglia di trovare scuse, se ne trovano già tante nella vita, anche troppe…ho deciso quindi di trovare una strada . 

Inizia così la ricerca di qualcuno che mi avrebbe potuta aiutare in questa “missione”; ed è  cosi che per caso, vagando su internet, conosco L’Africa Chiama. Il 18 aprile 2013 inizia l’avventura mia e di Valeria, amica da tanti anni con la quale ho deciso di condividere questo stupendo viaggio.

Destinazione: Iringa, Tanzania. Dire che è stata un’esperienza meravigliosa è scontato tuttavia voglio provare a descrivere ciò che ho provato ed imparato anche se non è semplice poiché ogni parola sembra sempre sminuire l’emozione.

L’accoglienza che questi piccoli nanetti, la gratitudine che ti donano per non fare nulla se non trascorrere del tempo con loro è a dire poco commuovente. Abituata ad una società dove è dato tutto per scontato e dove i privilegi sono diventati abitudine, l’Africa mi ha riportato alle origini imparando ad apprezzare ciò che la vita offre mentre oramai tutti ci concentriamo solo su ciò che manca.

Ho vissuto due settimane imparando a dare valore ad ogni singola esperienza vissuta, e questo è un dono dei bambini che con una naturalissima spontaneità rendono ogni momento speciale.  L’impegno de L’Africa Chiama in Tanzania si tocca con mano, si vede realizzato nei progetti che ogni giorno Stefania, coordinatrice e cooperante, porta avanti con tanto amore e con tanta passione. Non c è niente di più bello nel vedere Mama Angelica, mentre imbocca le sue 3 piccole, sapendo di riuscire a dar loro la speranza di una crescita sana e forte. E’ un’ emozione vedere Beatrice, che assieme alla fisioterapista esegue gli esercizi e ogni giorno migliora la sua capacità di movimento.

Che gioia osservare Juston, che nonostante i problemi alle mani, prende un foglio e un pennarello e colora un bellissimo disegno da regalarmi. Sorrido mentre Angelica salta per prendermi dalle mani il palloncino che sto gonfiando, lo scoppia e ne vuole immediatamente un altro. Mi trema la mano quando Johnson mi viene incontro, mi guarda con quegli occhioni e capisco dal suo sguardo che vuole una carezza e che vorrebbe essere tra le mia braccia. Sono commossa nel sentire Dorice mentre con la sua stridula vocina intona una canzone  e tutti i bimbi battono le mani e ballano a tempo. Scende una lacrima quando saluto i piccoli, le operatrici e Stefania.

Saluto anche Iringa , il mio non vuole essere un addio, ma bensì un arrivederci.

Chiara Sanfelici, volontaria in Africa (Iringa – Tanzania)

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