Articolo di Giulia volontaria servizio civile Italia
La prova che i laboratori che portiamo nelle scuole hanno un certo impatto sui ragazzi, l’ho avuta qualche settimana fa.
Noi ragazze del servizio civile Italia siamo andate all’Istituto Seneca-Archimede per proporre agli studenti le consuete attività sul tema dell’immigrazione.
Ci siamo subito trovate di fronte ad una classe decisamente esuberante, in particolare era impossibile non notare una ragazza (che chiamerò Alessia, nome di fantasia) che tra tutti gli studenti era la più vivace. Parlava a voce alta, non riusciva a stare composta ed era manesca, soprattutto con i maschi.
Fra noi volontarie l’abbiamo subito etichettata come la “bulla” della classe, quella che non si fa mettere i piedi in testa e che ha sempre la risposta pronta. Alessia non ha tradito questa prima impressione fino a quando non abbiamo proiettato un video realizzato da Save the Children.
Nel cortometraggio si presenta una bambina inglese costretta a scappare dalla sua terra perché improvvisamente vi sopraggiunge la guerra. Durante la fuga, la bambina perde tutto e tutti, ritrovandosi in Francia (dove vi è approdata tramite uno scalcagnato barcone) completamente sola. Al termine del video è calato il silenzio in classe.
Quando abbiamo chiesto ai ragazzi di dirci come si sentivano, è stata proprio Alessia ad alzare la mano e a dire “io non ce l’avrei mai fatta se mi fossi trovata nella situazione della bambina”.
Mi ha colpito molto vedere Alessia ammettere le proprie vulnerabilità, lei che si nasconde dietro una maschera fatta di risolutezza e caparbietà.
Credo che questo fantomatico semino che intendiamo gettare ai ragazzi nella speranza che un giorno germogli e crei persone consapevoli sulla questione dei migranti, abbia perlomeno messo le radici.
Speriamo un giorno diventi una robusta quercia.
Giulia Iacchini, volontaria in servizio civile in Italia