La Cooperativa “Mutendere” impegnata nel allevamento di polli in Zambia.
Dieci genitori con figli con disabilità allevano polli nel compound di Kanyama creando valore sociale ed economico.
In Burkina Faso c’è un proverbio che recita: “se le formiche si mettono d’accordo, possono spostare un elefante”.
A Kanyama, sei anni fa, un gruppo di 10 formiche, di 10 madri di bambini disabili che frequentavano il Centro Shalom per la clinica, la fisioterapia o la scuola, hanno deciso di mettere insieme le forze e spostare il loro elefante: iniziare un’attività imprenditoriale con l’aiuto de L’Africa Chiama.
Da questa volontà, è nata la Cooperativa “Mutendere”, parola che nella lingua locale chinyanja significa “Pace”. Mi sono fatta raccontare la storia, il presente e il futuro dalle sue due colonne portanti, rimaste fino ad oggi, la signora Belinda Njoomona, manager, e la signora Faggie Banda, tesoriere.
“La Cooperativa Mutendere” è nata nel 2012 per aiutare i bambini disabili, perché noi avessimo qualcosa alla fine della giornata con cui dare da mangiare ai nostri figli”, mi racconta la manager. “Prima facevamo le casalinghe, stavamo a casa. Solo alcune di noi avevano dei piccoli business, ma che non andavano bene, quindi quando è arrivata la proposta da L’Africa Chiama e da altri genitori, abbiamo deciso di far parte di questo gruppo”, continua. Da allora, la cooperativa ha iniziato l’attività di allevamento e la vendita di polli da carne. “All’inizio avevamo tre opzioni, potevamo scegliere tra avere un pollaio, un’attività di sartoria e una panetteria, ma visto che la strumentazione per fare il pane costava troppo, abbiamo deciso di avviare il pollaio e la sartoria. Quest’ultima dopo qualche tempo non era più redditizia e l’abbiamo lasciata perdere, continuando solamente con il pollaio fino ad oggi”, prosegue. Dopo una formazione di due mesi, le donne hanno scritto il loro piano di gestione economica, organizzato i turni e iniziato il primo ciclo di allevamento grazie ad un capitale iniziale finanziato dalla ONG stessa.
Ora, a otto anni di distanza, la signora Njoomona e la signora Banda sono le uniche rimaste del primo gruppo e hanno trasmesso la loro esperienza a otto nuovi membri, due uomini e sei donne, tutti genitori di bambini con disabilità. “Fin dall’inizio mio marito mi ha supportata, perché portavo qualcosa a casa alla fine della giornata” mi dice la prima, mentre per la signora Banda, divorziata dal marito, questo lavoro le ha garantito l’unica entrata regolare in casa. “La mia vita è cambiata molto grazie al pollaio, ora la mia famiglia è felice. Come genitore single sono riuscita a mandare a scuola i miei figli e a costruire anche un piccolo pollaio a casa mia”, mi racconta. A Kanyama, donne, madri, zie o nonne, sono spesso le persone che si fanno carico della cura dei bambini con disabilità rimanendo a casa e talvolta sono lasciate sole a provvedere al loro sostentamento. Iniziative imprenditoriali come la Cooperativa “Mutendere” permettono quindi a queste madri di uscire di casa, di confrontarsi con persone che vivono le stesse difficoltà e non sentirsi sole, oltre a supportare economicamente la famiglia e a renderle più autonome. Il valore creato nella comunità è quindi duplice: sociale ed economico.
“Per il futuro vorremmo espanderci, se sarà possibile, costruire magari un altro pollaio e comprare una macchina per trasportare i polli nei diversi mercati. È il momento di fare un passo avanti”, mi confessa speranzosa la manager. “Se riusciremo a fare un po’ più di soldi rispetto ad ora, potremo aiutare altri genitori nella nostra comunità”, aggiunge la signora Banda, mentre la sua collega e amica conclude rivelandomi altri progetti e aspettative: “ora, con i soldi che abbiamo, possiamo portare avanti solo il pollaio, ma non escludiamo in futuro altre possibilità, come comprare l’attrezzatura per fare il burro d’arachidi. Producendolo qui e vendendolo con l’aiuto di altri genitori, potremo aiutare più bambini disabili nel compound e magari anche quelli che vengono a Shalom a scuola nelle classi speciali”.
Proprio come le formiche che possono trasportare carichi dieci volte superiori al loro peso, iniziative micro-imprenditoriali come queste, portate avanti dalle stesse persone che vivono sulla propria pelle le problematiche quotidiane e le discriminazioni, possono smuovere l’elefante dello stigma che a Kanyama confina le persone con disabilità entro le mura domestiche e rendere le loro famiglie più autonome.
Adele Manassero, volontaria in Servizio Civile internazionale in Zambia