ARTICOLO DI MIRIAM, VOLONTARIA IN SERVIZIO CIVILE (ZAMBIA)
Mi vedono arrivare e, ognuno a suo modo, con le sue espressioni, i suoi gesti, i suoi movimenti corporei mi viene incontro; chi mi da il cinque, chi mi tocca i capelli, chi mi abbraccia talmente forte da lasciarmi un miscuglio di saliva e biscotto sulla maglietta, chi invece mi prende per un braccio e mi porta a vedere qualcosa a lui/lei curioso. Un gruppo di bambini uno diverso dall’altro ma con una particolarita’ in comune: sono speciali, gli alunni della sezione bambini con disabilita’ della scuola Shalom.
E’ molto interessante, a mio avviso, soffermarci un attimo sulla parola speciale che in questo contesto indica una persona con delle disabilita’. Solitamente noi in Italia siamo abituati a leggere ‘centri diurni per disabili’, ‘programmi alternativi per ragazzi con disabilita’, ‘sezione disabile’ ecc. qua invece il termine disabile si usa molto raramente in quanto e’ proprio speciale a sostituirlo, ognuno di loro in qualche modo ha una sua qualità-specialità che lo distingue dagli altri.
Arrivo a scuola e sulla sinistra trovo la prima classe, quella dei bambini non vedenti, tre ometti accompagnati da due ragazzine seduti ad un tavolino alto 30 centimentri, il loro insegnante Mr.Phiri accanto a loro che gli narra delle belle storie africane, o gli insegna a leggere e scrivere utilizzando l’alfabeto Braille.
La classe successiva, molto più grande in dimensioni e molto più popolata è composta da una squadra di bambine e bambini con disabilità intellettuali, a loro piace molto colorare, giocare utilizzando strumenti a grandi dimensioni e che possibilmente emettono suoni, spesso si rotolano sul tappeto e fanno capriole. L’altra metà di questa classe è invece per gli alunni sordomuti i quali imparano ad utilizzare la lingua dei segni con Ms. Agness la loro insegnante speciale.
Nella terza ed ultima classe ci sono invece 17 ragazzi e ragazze con vari problemi motori e cerebrali. Sono compostissimi, sempre seduti nei loro banchi, sempre sorridenti ed accoglienti. Spesso entro nelle aule per disturbarli e portare scompiglio, loro sono felici e gli insegnanti non mi hanno mai sgridato troppo. Il venerdì è la giornata in cui si cucina in classe, Ms. Kalilo, l’insegnante addetta alle lezioni di cucina si procura carbone, braciere, pentole, acqua, farina, carne e verdure e tutti si dedicano alla preparazione del pasto che poi mangiano cantando e ballando insieme. Insieme in Nianja si dice pamosi, parole molto utilizzata nell’ambito classi speciali, pamosi si impara, pamosi ci si aiuta e pamosi si cresce.
Dalla sezione Classi Speciali Shalom vi mandiamo un caloroso saluto a tutti quanti ricordandovi che ancora in Zambia la disabilità è sottovalutata, allontanata, nascosta, proibita. Noi siamo qua pamosi per combattere contro questo stigma e per portare avanti la grandissima voglia e forza di noi tutti…persone speciali.
Miriam Paci, volontaria in servizio civile (Zambia)
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