Articolo di Ambra, volontaria in Servizio Civile Universale Tanzania
È il 17 marzo. Come tutte le mattine, ci siamo svegliate e preparate per andare al lavoro.
Uscendo di casa come sempre salutiamo Ibrahimu, il nostro guardiano, ma questa volta, invece del solito “za asubuhi” con un sorriso, ci saluta tristemente e con ancor più tristezza ci informa che il “Rais yetu”, il presidente Magufuli è morto. Non posso negare che l’annuncio sconvolge anche me, nell’ultimo periodo era arrivata qualche notizia poco certa della sua condizione di salute ma questo non se lo aspettava nessuno.
Quella mattina vado a lavorare alla mensa scolastica di Kilongayena, noto subito la bandiera della Tanzania, presente in tutte le scuole del paese, issata a mezza asta, le persone si salutano come sempre ma in più si scambiano una parola di cordoglio, “pole”, per comunicare il proprio dispiacere per la perdita che ogni tanzaniano ha subito.
La mattinata continua normalmente, nei momenti di pausa le cuoche curiose mi chiedono di poter guardare qualche articolo dal cellulare: l’annuncio della morte è stato dato dalla vicepresidente Samia Suluhu, che comunica anche l’inizio del lutto nazionale che durerà 14 giorni.
Nei giorni a seguire, nelle case in cui entriamo per fare le home visit del centro nutrizionale Kipepeo in cui c’è la televisione, la trasmissione è sempre la stessa, i funerali del presidente, il corteo di persone che è andata a lasciare un ultimo saluto alla bara è infinito. Il giorno del funerale ufficiale a Dar es Salaam l’intero paese si è fermato, migliaia di persone si sono raccolte allo stadio per l’ultimo saluto al presidente.
Per quello che ho potuto notare l’impatto della notizia sulla popolazione è notevole e ogni occasione è buona per mostrare affetto e solidarietà per la perdita, girando per la città si sente spesso la canzone composta per compiangere il presidente, compaiono sempre più spesso nei negozi kanga e stoffe che lo raffigurano, in ogni schermo viene proiettata una cerimonia in suo onore. Tutto questo mi fa pensare a un popolo che amava il proprio presidente, o più che altro a un popolo orgoglioso a patriottico, che ama la propria terra e di conseguenza il presidente che la rappresenta.
Ora il nuovo presidente è Samia Suluhu, la prima donna ad assumere questa carica in Tanzania e in tutta l’Africa Orientale, ed è anche la prima di fede islamica a ricoprire questo ruolo in Africa, due primati storici che rendono il suo mandato ancora più interessante, dato anche dal fatto che il suo predecessore non avesse una posizione troppo positiva nei confronti del genere femminile.
Una posizione, la sua, che fa quindi sperare in un ribaltamento sul piano sociale e politico della visione della donna e in una apertura verso l’uguaglianza di genere.
Ambra Gennari volontaria in servizio civile unviversale in Africa (Iringa-Tanzania)
Altri articoli dalla Tanzania:
Un nuovo presidente per la Tanzania (articolo del 2016)
Perché hai deciso di fare servizio civile? Risponde Ambra dalla Tanzania