Articolo di Marie, volontaria in servizio civile unviversale in Africa (Iringa-Tanzania)
Poco lontano da casa nostra sorge il Gangilonga Rock, una pietra gigante da cui si può vedere tutta Iringa. È il luogo in cui Chief Mkwawa, è venuto per conferire con gli spiriti dei suoi antenati. È successo più di 100 anni fa, qui sulle rocce di Gangilonga in alto sopra la città di Iringa, negli altopiani meridionali della Tanzania, nell’Africa orientale. A causa della sua posizione favorevole a 1.600 metri sul livello del mare, è stata la capitale di un distretto militare nella colonia tedesca dell’Africa orientale sin dal 1890. Il vecchio “Boma”, il tribunale dei governanti tedeschi, può ora essere visitato come un piccolo museo in città. Lassù sulla roccia Gangilonga – la “pietra parlante” – si racconta che il capo Mkwawa, capo del popolo Hehe, abbia ascoltato le voci dei suoi antenati su come sconfiggere i tedeschi.
Infatti sotto la guida di Mkwawa gli Hehe attaccarono i governanti coloni per diversi anni, sconfiggendoli in diverse battaglie e rivolte, nonostante la disuguaglianza di armi. Le Schutztruppen tedesche, formate da ufficiali tedeschi e ascari indigeni, avevano a disposizione mitragliatrici e cannoni, a differenza dei guerrieri Hehe che combattevano solo con spade e poche pistole. Dopo sette anni di resistenza i colonizzatori riuscirono a sconfiggere gli Hehe e il capo Mkwawa si fece uccidere dal suo ultimo fedele guerriero per non cadere nelle mani dei suoi inseguitori. Tuttavia non poteva impedire che il suo corpo cadesse nelle mani dei tedeschi, fu decapitato e il suo teschio fu portato in Germania come trofeo.
La lunga resistenza ebbe un vasto eco tra le popolazioni del Tanganika, infatti dopo l’occupazione della colonia da parte del Regno Unito al termine della prima guerra mondiale, il governatore britannico fece pressioni sul suo governo perché il cranio di Mkwawa fosse restituito agli Hehe, come ricompensa per il loro sostegno anti-tedesco durante la guerra. Venne creato addirittura un apposito articolo nel trattato di Versailles, ma la restituzione avvenne soltanto nel 1954. Da allora, il teschio è stato esposto in un piccolo museo vicino a Iringa e offre ai tanzaniani l’opportunità di essere orgogliosi delle persone che hanno resistito fino all’ultimo ai colonizzatori.
Lo spirito di Mkwawa non si è perso negli anni: si legge ancora negli occhi degli abitanti di Iringa Hehe, persone orgogliose e fiere, che raccontano con passione la storia del loro Chief Mkwawa e si riesce a percepire anche sul Gangilonga Rock, dove la gente tuttora va per prendere delle decisioni importanti.
Anch’io ci sono stata, al tramonto, il sole che colorava l’intorno in una luce calda tenue. In questo momento di pace ho pensato a Mkwawa ed ai guerrieri Hehe, a come la loro lotta sia così lontana ma allo stesso tempo così vicina alla storia dei partigiani italiani ed a come noi purtroppo tendiamo a scordarci del passato. Per questo motivo credo sia fondamentale raccontare i volti, i nomi, i luoghi e le storie di resistenza!
Articolo di Marie, volontaria in servizio civile unviversale in Africa (Iringa-Tanzania)
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