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Sono stati momenti intensi e a volte anche difficili

TESTIMONIANZA DI SARA VOLONTARIA A SOWETO (KENYA) –

 

Mi è stato chiesto di scrivere una testimonianza sulla mia permanenza in Kenya, ma non è facile non perché non ci sia nulla da raccontare, ma perché sono tanti i pensieri e non vorrei essere ripetitiva o banale… A un mese dal rientro in Italia mi ritrovo ancora molto spesso a pensare ai momenti trascorsi a Soweto; la mia permanenza a “Baba Yetu”, la casa-baracca dove ho vissuto, purtroppo è stata breve, ma sono stati giorni ricchi di emozioni forti, di ‘vita vissuta’ molto intensamente… E’ difficile raccontare quei giorni in poche righe…

A chi mi chiede cosa facevo quand’ero là faccio fatica a rispondere e dico che sono molto contenta di questa esperienza, e’ stata proprio come me l’aspettavo, sono stati momenti molto intensi e talvolta anche un po’ difficili, nel senso che sono una persona molto sensibile e ho sofferto parecchio a vedere così tanta gente vivere in misere condizioni. Alcune volte mi sono sentita pressoché inutile perché di fronte a tanta povertà il nostro aiuto si perde…ma sapevo già prima della partenza che avrei provato questa sensazione. Infatti, durante il corso di formazione che frequentai ad aprile, alcuni volontari avevano spiegato che per aiutare l’Africa è molto più importante fare volontariato in Italia, sensibilizzando le persone e non solo partendo come volontari.

Ho trascorso 18 giorni a Soweto e in questo periodo ho avuto modo di conoscere i vari progetti attivi. In particolare sono stata ‘colpita’ dal progetto ‘SHAMBA’ che ha lo scopo di aiutare i ragazzi di strada.

Si tratta di ragazzi e bambini orfani o in difficoltà, che non hanno una casa e vivono in strada, girano tutto il giorno da soli o in piccoli gruppi e per racimolare qualche scellino chiedono l’elemosina, svolgono lavoretti o rubano e di notte rimangono in strada: dormono tutti insieme nei cartoni o in mezzo ai rifiuti; la maggior parte di essi sniffa la colla per non sentire la fame.

Lo scopo di questo progetto è togliere i ragazzi dalla strada, aiutarli, se vogliono, a riprendere la scuola o a trovare un lavoro; ogni mattina questi ragazzi si recano presso la struttura dove hanno la possibilità di mangiare, lavarsi, giocare a calcio o fare altre attività come coltivare l’orto o prendersi cura degli animali della ‘Shamba’; ma la parte del progetto che mi ha colpita di più è stata la ‘street visit’, ovvero l’attività in strada: un pomeriggio sono andata insieme a Barbara, la responsabile, e ad altri volontari a ‘cercare’ questi ragazzi. Siamo andati prima in un parco e poi nei pressi di una discarica, abbiamo portato loro cibo e bevande per attirare la loro attenzione e creare un rapporto di amicizia per poi invitarli a frequentare la ‘shamba’.

Non potrò mai dimenticare quei volti tristi ma allo stesso tempo confusi e storditi dall

a colla…

Trascorrendo anche solo pochi giorni in una slum ti puoi rendere conto di quanto siamo ricchi e ‘fortunati’ noi ragazzi occidentali, ma non sempre riusciamo ad apprezzare tutto questo, non siamo mai soddisfatti, sempre alla ricerca di qualcosa di migliore; i nostri amici africani dovrebbero essere un esempio per tutti noi: ho visto sorrisi di gioia per l’uniforme nuova per andare a scuola, per un paio di scarpe ‘nuove’ (…erano usate ma nuove per il bimbo che le ha ricevute in dono), …

Bisogna andarci in Africa per conoscere, per non ignorare e per capire il valore della vita,…ci devi andare per renderti conto di quante contraddizioni ci siano là, dove una bottiglietta di ‘soda’ (Coca Cola) costa meno di una bottiglietta d’acqua, dove a pochi chilometri dalla città ricca, lussuosa, con grattacieli e centri commerciali inizia la periferia, le strade asfaltate via via diminuiscono per lasciare posto al fango e alla terra, trovi case fatte di lamiera con persone costrette a vivere in mezzo ai rifiuti, alla sporcizia e nella miseria più assoluta. Bisogna andare in quei luoghi per sentire l’accoglienza della gente povera, il calore che riescono a trasmetterti pur vivendo in una condizione di sofferenza.

Spero di riuscire a fare tesoro di questa esperienza che mi ha arricchita tantissimo e ringrazio L’Africa Chiama per avermi dato la possibilità di partire.

Sara Cavanna volontaria a Soweto in Kenya – Ottobre 2008 

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I video dei nostri volontari in Africa: http://it.youtube.com/watch?v=FHtItBcJX5w

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